Usciva il 30 novembre del 1979 “The Wall“, album epocale dei Pink Floyd in realtà in gran parte frutto del genio (e dei demoni personali) del bassista e cantante Roger Waters.
A lui venne in mente l’idea di un muro tra gruppo e pubblico durante uno show a Montreal del tour In the flesh, quando esasperato da uno spettatore ubriaco che continuava a chiedere vecchi brani gli sputò addosso. A quel gesto seguirono una serie di discussioni tra i membri della band sul tema del distacco tra il pubblico e gli artisti.Separazione fisica e psicologica sono i temi portanti di un doppio album che ha lasciato canzoni come “Run Like Hell” e “Confortably Numb”. “Another Brick In The Wall part II“, invece, venne pubblicata come singolo e impostata su un ritmo tipicamente da disco music (idea di Ezrin), cosa assolutamente fuori dai canoni dei Floyd fino a quel momento. Quella che poteva apparire una bestemmia per i fan più ortodossi, si rivelò una mossa vincente: la canzone divenne un successo e, accompagnata dallo splendido video a cartoni animati e dal coro liberatorio dei bambini “hey teacher leave us kids alone”, un vero inno senza tempo contro l’autoritarismo dei professori e della scuola.
“The Wall” segna anche la fine dei Pink Floyd nella loro incarnazione più duratura. La divisione tra Waters e il resto del gruppo durante le registrazioni si farà sempre più profonda. Il bassista chiede e ottiene il licenziamento di Rick Wright, che nel tour sarà assoldato come una turnista qualsiasi e pagato a gettone, mentre il successivo album “The Final Cut“, una sorta di terza parte di “The Wall”, sarà ancora più personale nei temi e nelle idee musicali, al punto che subito dopo Waters lascerà il gruppo considerandolo morto e seguiranno anni di battaglie legali con Gilmour e gli altri che invece vogliono proseguire (e riusciranno a farlo).
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