Oggi compie 25 anni 50 Special, la storica hit dei Lunapop: uscì il 27 maggio 1999 e coinvolse tutta la nostra generazione nata tra gli 80 e i 90. Ecco le parole di Cesare Cremonini che, in due post su Instagram, ricorda la canzone:

 

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“Oggi compio 25 anni. Questa mattina tutte le radio e i network italiani passeranno #50Special per festeggiare un ricordo unico della musica italiana. Grazie a tutti. ❤️🎂 Il 27 maggio 1999, a un passo dal nuovo millennio, l’Italia si sveglia ancora senza lo smart-phone appoggiato sul comodino del letto. Internet si sta diffondendo lentamente nelle nostre case ma Facebook è soltanto un gioco di ruolo tra gli universitari di Harvard. I social network sono lontani a venire. Le persone osservano il mondo dalla finestra di casa o leggendo libri, magazine e giornali. Siamo nel momento perfetto, in bilico sulla fune, a cavallo fra due epoche. L’euro, nato il primo di gennaio di quell’anno, non ha ancora mandato in pensione la lira mentre Michael Jordan gioca la sua ultima partita di basket. Leonardo Di Caprio è appena diventato una star planetaria quando Valentino Rossi vince il suo secondo titolo di campione del mondo nella classe 250. Roberto Benigni dice al mondo intero che “La vita è bella” e un po’ sembra vero perché anche dal punto di vista politico si guarda al futuro. Il governo di Israele e l’Organizzazione per la liberazione della Palestina hanno firmato storici accordi e negoziati di pace. Ed è proprio in quei giorni che, nei negozi di dischi che sono ancora il punto di ritrovo di milioni di giovani del pianeta, esce una nuova canzone di una band di cinque scalmanati ragazzi emiliani che farà da colonna sonora all’estate italiana di un’intera generazione. Il suo titolo è “50 Special”, la canta un giovanissimo studente del liceo scientifico Albert Sabin di Bologna e parla dei colli bolognesi e di una vespa che ti toglie i problemi”

 

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“Ho sempre pensato che il segreto della canzone si nascondesse nelle prime quattro parole. Nell’assenza dell’articolo a introdurle. “Vespe truccate/anni sessanta”. Erano i versi di una nuova generazione che andava dritta al punto, in volo fin dalla prima battuta, come accendere la telecamera in una scena già in movimento, una porta che si apre sulla pista piena di una festa. Per questo il pubblico ai concerti non la canta, la grida, facendo rimbalzare in bocca quelle parole che hanno il profumo del rock’n’roll della fine degli anni 50, la musica da cui proviene tutto. Jerry Lee Lewis era il mio idolo da ragazzino e “Great Balls of fire” è stata la prima canzone che ho adorato.”