In un’intervista rilasciata al “Corriere della sera”, Christian De Sica risponde alle parole di Pupi Avati che lo aveva bonariamente bacchettato per aver fatto pochi ruoli drammatici nella sua carriera:
“Non è colpa mia se ne sono arrivati pochi, ma solo perché ero sempre sotto contratto e raramente me li offrivano. Il successo dei cinepanettoni è stato talmente travolgente da non lasciarmi troppa possibilità di scelta. I produttori mi scritturavano per periodi di cinque anni, ed era ovvio rinunciare talvolta a ruoli importanti”.
Adesso, però, l’occasione è giunta con “I limoni d’inverno”, per la regia di Caterina Carone, che sarà presentata la sera del 2 dicembre al Cinema Ambrosio in occasione del Torino Film Festival:
“Per la prima volta vesto i panni di una persona buona. Fino a oggi sono stato quasi sempre un mascalzone. Da attore comico, quando la regista mi ha proposto un personaggio così, ho fatto festa. Poi ho seguito il consiglio di mio padre: ‘Non recitare le battute a memoria pensando al loro effetto, ma ascolta e guarda negli occhi la persona che hai davanti, vedrai che ti uscirà più facilmente’”.
Per quanto riguarda il padre, De Sica racconta di “invocarlo” spesso:
“È stato il De Chirico del cinema, io al confronto sono un pittore della domenica. Io l’ho perso a 23 anni e chissà quanti consigli avrebbe potuto ancora darmi se mi fosse stato vicino ancora un po’. Per me è stato come un dio: ogni volta che entro in scena io non dico ‘mio Dio proteggimi’ ma ‘caro papà, aiutami tu’”.
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