Nicolas Vaporidis ha cambiato vita. Accantonata la carriera da attore che l’ha lanciato nei primi anni Duemila con il cult dei cult Notte prima degli esami, ha trovato nella ristorazione una nuova vocazione, dopo un periodo di grande difficoltà. Nel 2021 è andato a lavorare a Londra nel ristorante di un suo amico e ora, sempre con lui, si sta preparando a portare lo stesso ristorante a Milano.
Raggiunto da Vanity Fair, Vaporidis si è raccontato senza peli sulla lingua, parlando così del successo raggiunto quand’era poco più che ventenne. «Se domani dovessi morire, so di aver lasciato la mia eredità artistica. La gente si ricorderebbe di me per quei tre o quattro titoli».
Il successo per Vaporidis arrivò in modo del tutto inaspettato, racconta:
«Notte prima degli esami è stato una bomba che ha fatto saltare per aria la mia vita. A 24 anni soldi, donne, paparazzi sotto casa, feste, Giorgio Armani che ti saluta e ti chiama per nome, il telefono che squilla in continuazione. Non c’ho capito più un cazzo. E ho creduto che sarebbe stato così per sempre. Anzi, meglio. Del resto, arrivavo da un film che ha preso una canzone leggendaria di Antonello Venditti e l’ha surclassata, al punto che per le generazioni successive il film continua a venire prima della canzone».
Superato il primo decennio degli anni duemila, le cose non si mettono più bene per Vaporidis, che si disinnamora piano piano del mestiere dell’attore:
«Facevo le cose soltanto per soldi. Le sceneggiature che volevo non arrivavano e quelle che arrivavano non le volevo. Dovevo sottrarmi per principio, mettere un punto e a capo».
Sul perché non abbia funzionato, ammette:
«Mi sono dannato a fare congetture. Non credo che mi abbiano spinto volutamente fuori: nessuna congiura contro di me. È la ruota che gira. Di certo ero legato a una certa filmografia che ha avuto fortuna in un determinato periodo, nonostante alcuni snob liquidassero il genere come teen movie. È la filmografia che ha lanciato Riccardo Scamarcio, Silvio e Gabriele Muccino, Fausto Brizzi: i social non esistevano, eppure ci conoscevano persino i sassi. Però da lì, per prendere ruoli più adulti, bisognava farsi dimenticare: morire artisticamente per risorgere con un’immagine nuova. Se i miei 20 anni hanno avuto l’accelerazione di un razzo di Elon Musk, i 30 sono stati un purgatorio, durante i quali ho capito due cose: niente sarebbe stato come l’avevo immaginato, tanto più sali tanto più è grosso il botto quando cadi».
Commenti recenti