Costantino Vitagliano ha scritto una lettera a Lele Mora, pubblicata sul settimanale da Di Più. L’ex modello e tronista di Uomini e Donne oggi combatte contro una malattia, e comincia così la sua lettera:
«Caro Lele ho apprezzato la tua lettera di incoraggiamento, mi aiuta nel momento difficile che sto attraversando: a quarantanove anni, ho scoperto di avere una malattia che abbatte il mio sistema immunitario e mi costringe a prendere continuamente medicine e a fare esami».
Poi l’ex tronista di Uomini e donne continua:
«Strana la vita, vero? È come se lo stesso destino ci avesse abbracciato: uniti nel bene, quando ci mangiavamo il mondo, e uniti adesso nei problemi di salute».
«Voglio ricordarti che io, allora, non ero solo un bel tipo con gli occhi azzurri senza arte né parte, come è sembrato dal tuo racconto: lavoravo come ragazzo immagine e spogliarellista nei locali, avevo una piccola agenzia di modelle, avevo già fatto qualche apparizione in TV, insomma non mi mancava niente. E quando tu, che allora eri il più importante agente d’Italia, mi hai proposto di andare a Uomini e Donne di Maria De Filippi, io ero scettico. “Mica ho bisogno di trovare una fidanzata in TV”, ti ho detto. “Se ci vado, è solo per conoscere la signora De Filippi”. Alla fine, mi hai convinto ed è andata come è andata: ho avuto successo oltre ogni aspettativa e ho guadagnato un sacco di soldi…».
«Ti devo tanto, Lele, anche perché mi hai introdotto in un mondo incredibile». Poi ancora: «Eravamo inseparabili, e ricordo che chiamavi me quando avevi problemi con qualcuno: “Costa, vieni in ufficio, se vedono te si calmano tutti”, mi dicevi. (…) C’era perfino chi malignava che fossimo amanti, una falsità, e noi ci ridevamo sopra. In tutto questo, non mancavano le litigate, sempre accese, perché capitava che fossimo in disaccordo su alcune scelte professionali, però poi facevamo pace».
A un certo punto c’è stata quella che Lele ha definito una rottura dolorosa.
«Eppure, non avevo scelta, Lele: allora, anche tu eri diventato un personaggio, avevi mille nuovi impegni e meno tempo per seguire la mia carriera, ma io avevo bisogno della massima attenzione. Per questo ho preso la mia strada da solo. Ma non abbiamo mai alzato un muro tra noi, come pensa qualcuno, non c’è mai stato rancore».
Quando Lele Mora è stato arrestato, quando il suo impero è crollato e non era più l’agente delle stelle, tutti se ne sono andati. Ma non Costantino, che dice:
«Io, invece, non ti ho mai abbandonato, neanche quando c’era perfino chi si vergognava di averti conosciuto. Ma sono fatto così, Lele, è il mio carattere: non rinnego mai il passato e non dimentico chi mi ha dato tanto. E tu mi hai dato tanto. Per questo, ti ho sempre difeso, in privato e pubblicamente. Il mio solo rammarico è non essere venuto a trovarti in carcere. Non me la sentivo, anche perché da poco avevo perso mia mamma e avevo altro per la testa».
Sul finale della lettera, Vitagliano apre le porte per un nuovo incontro tra i due:
«Voglio raccogliere il tuo invito: sì, vediamoci, Lele, ritroviamoci. Sai che puoi chiamarmi quando vuoi: so che, a causa delle tue condizioni di salute, ci sono momenti in cui sei molto debole, e sappi che puoi contare su di me. Perché la nostra è una grande amicizia, Lele, anche qualcosa di più, perché io ti ho sempre considerato un secondo papà. Ti voglio bene».
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