Giobbe Covatta ripercorre tutta la sua carriera e i rapporti con i più illustri colleghi in un’intervista al “Corriere della Sera”, in cui racconta anche del suo rapporto con Maurizio Costanzo:
“Avevamo un rapporto affettuosissimo. Era straordinario soprattutto per un motivo: era di una curiosità assoluta, poteva ospitare un premio Nobel o un sordomuto ed era in grado di tirare fuori 90 minuti di intervista. A telecamere spente era di una cattiveria corrosiva, insieme parlavamo malissimo di un sacco di gente, io mi divertivo come un matto”.
Prima dei successi in tv, c’era stata la gavetta:
“Vivevo in una portineria, ospitavo altri dieci comici che non vivevano a Milano e si piazzavano da me, come Iacchetti che abitava a Luino e non poteva tornare a casa tutte le sere”.
Dal 2008, ultima esperienza a Zelig, l’addio alla tv:
“Me ne sono allontanato io. La tv non mi manca perché non mi è mai piaciuta tanto. Non c’è nessun giudizio etico o snobista, ma non farei mai quello che fa Paolantoni in tv, ma non perché penso che lui faccia male a farlo, ma perché io non lo farei con entusiasmo”.
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