Intervistata dal “Corriere della Sera”, Ambra Angiolini spiega cosa accade durante gli incontri tenutosi nei suoi laboratori organizzati con Animenta, un’associazione no profit che sensibilizza le persone sulle tematiche legate ai Dca:

Stimoliamo i ragazzi a raccontare cosa sentono, a liberare i loro mostri interiori, andiamo negli ospedali per parlare e creare connessioni. Al resto penseranno i medici. Dovremmo smetterla di chiamarlo disturbo e usare di più la parola malattia: il disturbo ti fa pensare a un fastidio, la malattia ti si attacca addosso e non ti molla. E questa è una malattia che ha a che fare con l’anima e noi vogliamo lavorare con l’anima, vogliamo tenerla tonica“

L’attrice che per circa 15 anni ha sofferto di bulimia nervosa, incoraggia i ragazzi a prendere stoffe, pennarelli e fogli per dare una forma a ciò che provano dentro:

Per molti anni sono stata una bulimica grave, la malattia me la sono portata addosso per tanto tempo, poi l’ho lasciata. Ma se guardo dentro, nel profondo la ritrovo. Solo che ora so come reagire”

Ambra prosegue raccontando l’appoggio della sua mamma durante tutti gli anni in cui ha sofferto di bulimia nervosa:

Si mise nei miei panni. Un giorno trovai un post-it giallo in bagno, dove andavo a vomitare. Una presenza strana e inaspettata, che sono stata costretta a leggere. Diceva che lei mi avrebbe amato lo stesso, qualunque cosa avessi deciso di fare, che quella cosa non avrebbe cambiato niente. Una lucina di me si accese”