In una recente intervista rilasciata al “Corriere della Sera”, Max Giusti ripercorre le sue più celebri imitazioni e spiega alcuni aneddoti riguardanti la loro nascita. Aurelio De Laurentiis è sicuramente uno dei personaggi più riusciti del comico:
“Mi è capitato di incontrarlo diverse volte in vacanza, abbiamo fatto anche alcune riunioni insieme per un progetto mai nato. Credo che sia una delle persone con l’eloquio più interessante e affascinante che abbia mai incontrato. Uscivo da quelle riunioni e cazzeggiando con gli amici mi veniva naturale imitarlo”.
Stefano Ricucci, invece, lo querelò:
“A volte con alcuni personaggi mi viene la sindrome di Stoccolma. Amavo Ricucci, l’odontotecnico di Zagarolo che ha tentato la scalata al Corriere con i capelli alla Tony Hadley: come fai a non volergli bene? Comunque lo incontrai al ristorante e ritirò la querela. Clemente Mastella invece si arrabbiò perché lo imitai da Santoro. Lui era ministro della Giustizia e mi chiamò dalla batteria del Senato: finché lo fai a Quelli che il calcio va bene, ma da Santoro no”.
Per quanto riguarda, invece, la rivalità con Maurizio Crozza rivela qualcosa che accadeva a “Quelli che il calcio”:
“Crozza mi boicottava. Non voleva che entrassi nella sala degli autori. Di cosa aveva paura? Bisogna chiederlo a lui. Il regista Paolo Beldì mi incoraggiava, mi diceva: cerca di capire. Io stavo lì dal venerdì mattina, ondeggiavo nei corridoi e aspettavo. I miei pezzi gli autori li correggevano solo il sabato alle sette di sera, Ci sono equilibri, dinamiche. Con il tempo le cose si tramutano in affetto e ora con Simona ho un bellissimo rapporto. Certo quando andò via Crozza non mi permisero di prendere tutto lo spazio che aveva lui. Ma poi la mia strada me la sono fatta”.
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