Alex Schwazer è stato intervistato dal Corriere della Sera in occasione della sua ultima gara dopo la scadenza della squalifica per doping.

Folle e tormentata: con la sciatica, fermandosi più volte, finita in lacrime tra le braccia della sua famiglia. Perché non rimandare?

«Avevo bisogno di indossare il pettorale un’ultima volta, davanti ai miei bambini. La Ida teneva il conto dei giorni sul calendario della scuola; non potevo deluderla.

Chiuso con l’atletica, Alex, cosa le riserva il futuro? Il 26 dicembre saranno 40 anni.

«Dall’atletica non mi ritirerò mai: ce l’ho dentro, non si può spegnere il fuoco. Sono un uomo libero: mi piacerebbe allenare atleti di altre discipline, portare esperienza e competenze in altri sport. Il futuro è la contaminazione: mischiare metodologie, ottenere quel marginal gain, quell’1% di performance che fa la differenza. Non ho titoli universitari ma leggo e studio. Se l’atletica non mi vuole, spero che il ciclismo o il calcio siano più aperti. Oppure le aziende e le scuole: ho molto da raccontare. Fino al 7 luglio ero fuori da tutto, ora posso essere un valore aggiunto per un club o un atleta».

E nel frattempo?

«Da ragazzo ho fatto il lavapiatti e il cameriere a Innsbruck. Non mi vergognerei di fare l’impiegato o l’operaio a Vipiteno. Ma mi conosco: sono più produttivo se mi sento utile in un ambiente sportivo».

fonte CORRIERE