Enrico Brignano non ama quando qualcuno non ride ai suoi sketch. Ne parla sinceramente in un’intervista a Repubblica in occasione del prossimo avvio del suo nuovo spettacolo teatrale, I sette re di Roma

Cerco di mascherarlo ma ci rimango male, e non poco. A Roma si dice ‘rosico’, lo ammetto. E quando a teatro vedo qualcuno che non ride — che poi non so perché, ma quelli che non ridono stanno sempre in prima fila — scendo e gli prendo la mano, gli domando se va tutto bene, se c’è qualcosa che non va a casa, se ha mangiato pesante. ‘Perché nun ridi? Stai male?’“.

Un rapporto problematico anche con le critiche: “Le vivo male, sui social di solito ricevo tantissimi complimenti. Ne dovrei essere felice. E invece che faccio? Mi concentro su chi mi critica. Non i leoni da tastiera, che non prendo in considerazione, ma persone che magari hanno visto un mio spettacolo, un mio film, e non gli è piaciuto. È una malattia. Non riesco a non farlo, è più forte di me. Ma mi aiuta: ascoltare le critiche può migliorarti. Perché il comico ha sempre bisogno di stimoli e qualche volta deve essere punzecchiato dalla vita“.

Lui che ha preso di mira tutti ora guarda le persone in modo diverso: “Oggi le cose sono diverse, guardo le persone dal buco della serratura, un po’ da lontano, giro molto meno di un tempo perché vengo fermato in continuazione, ‘ao’, se famo ‘na foto che la pubblico subito?‘. E questo mi blocca. Apprezzo l’affetto delle persone ma , preferisco una stretta di mano, uno scambio di parole. Per molti, il selfie con me o con un altro cambia poco o nulla”, conclude Brignano.