Mauro Repetto sta per cominciare un nuovo tour a teatro che racconta la storia degli 883, dopo il grande successo del suo libro Non ho ucciso l’Uomo Ragno, edito Mondadori. Lo spettacolo, intitolato Italian Dream, è un viaggio fiabesco, ambientato nel Medioevo, in cui i due giovani menestrelli faranno di tutto per accedere alla corte del conte Claudio Cecchetto. Una rivisitazione storica che farà il giro dell’Italia, parallelamente alla serie di Sky Italia Hanno Ucciso L’Uomo Ragno, su cui si è pronunciato.

Qui un estratto dell’intervista a Fanpage dove Repetto ha parlato anche di Max Pezzali. 

Se ti dico Non me la menare e Gli Anni, istintivamente, cosa ti viene in mente?

Per la prima la cantina di Max, la cassetta Sony su cui abbiamo registrato la canzone. La cassetta si chiamava Chiara e sopra scrivemmo in grande il nome della canzone: non c’era spazio per altro. Allora pensiamo a un nome breve con cui ci saremmo chiamati e siamo arrivati al modello 883 della Harley Davidson. Per la prima volta, anche prima di andare da Cecchetto, abbiamo il nostro nome.

E invece per Gli anni?

Io avevo la testa a Parigi, sarei dovuto andare a questa sfilata nella capitale per conoscere Brandi, la donna più bella che avessi mai visto. Mi ricordo che stavamo scrivendo Gli Anni e pensavo che la mattina successiva sarei dovuto esser a Parigi per lei, ma poi il pomeriggio sarei dovuto tornare per continuare a scrivere la canzone da Max. Mi rendevo conto che era una canzone di una bellezza incredibile, ma io ero già via, avevo un altro sogno ormai. Quello con Max era un sogno esaudito e adesso ne avevo un altro, dovevo viaggiare e conoscere un sacco di posti e persone.

E com’è andata poi quel giorno?

Vado a Parigi alla sfilata, vedo Brandi, ma non riesco ad avvicinarmi, a conoscerla. Alle 17 sono di nuovo in Italia, da Max, e ascolto: ‘Stessa storia, stesso posto, stesso bar’, uno degli incipit più belli della musica italiana. Ero passato già su un’altra frequenza, ma io e Max non abbiamo mai litigato. Tra i banchi eravamo sulla stessa frequenza, ma a un certo punto tutto è cambiato.

Cosa hai pensato quando, e se, hai visto la serie di Sky Italia Hanno Ucciso L’Uomo Ragno?

Ho visto i primi tre episodi e mi sembra tutto molto divertente. Poi ho molto rispetto delle persone che hanno lavorato in questa serie, mi sento uno spettatore.

Una cosa che emerge è il tuo carattere perseverante, anche già dalle prime puntate.

È una cosa naturale per me, facile come bere un bicchiere d’acqua: non devo neanche spingere su me stesso, mi viene naturalmente.