Eleonora Giorgi è la protagonista del nuovo numero di Vanity Fair, per il quale ha posato nella copertina. L’attrice si è raccontata nel pieno della malattia che sta combattendo, parlando anche della sua carriera e degli incontri che l’hanno segnata. Ecco cosa ha raccontato degli uomini con i quali ha lavorato nel corso degli anni:

Su Federico Fellini, con il quale lavorò nel film Roma del 1972, dice:
«Ricordo l’’odore di lavanda che aveva. Quando mi prendeva la testa tra le mani, spuntando all’improvviso in un ristorante di Roma. Quel profumo era pulito, buono, bellissimo. Un giorno mi incontrò che non ero ancora attrice e facevo un servizio fotografico in spiaggia. Lui mi guarda e dice: tu farai l’attrice. E io: no, no. E lui: la farai, vedrai che la farai».

Renato Pozzetto:
«Era il mio mito. Il meccanismo tra noi era sempre lo stesso: lui lento, riflessivo, stralunato. Io arrivavo e lo travolgevo di parole, di energia. Con tutti i comici è sempre stato così».

Carlo Verdone:
«Con Carlo ho forse fatto il mio lavoro migliore. Abbiamo toccato un tasto modernissimo e attuale della mascolinità: la tenerezza. Per me scrisse un capolavoro di personaggio femminile in Borotalco. Perché lei diceva di no quando tutte dicevano di sì. Però Carlo mi ha delusa perché non mi ha mai più chiamata a lavorare con lui. Ma sono ottimista: Carlo, c’è ancora tempo, poco ma c’è. Che cosa aspetti a chiamarmi?».

Cristiano Malgioglio.
«Una maschera vivente straordinaria. Di notte mi trascinava in studio e io mi divertivo come unan pazza. Il cinema era gerarchia. La musica libertà».

Angelo Rizzoli.
«Quanto tempo abbiamo? Un pomeriggio, un giorno, una settimana? Non basterà mai. Mi ricordo che in un viaggio in India, quando eravamo sposati, un astrologo gli fece il tema natale: scrisse rovina, malattia, carcere, disgrazia. È una storia troppo complicata di cui non voglio più parlare. Però se esiste un aldilà, se c’è qualcosa dopo la morte, ecco, se potessi incontrare di nuovo qualcuno, vorrei parlare con lui. Per chiedergli: perché? Perché bandirmi dal mondo del cinema? Mi hai fatto soffrire così tanto. Perché?».

 

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