Robbie Williams ha rilasciato una lunga intervista a Vanity Fair in occasione dell’uscita di Better Man del 1 gennaio. Ecco un estratto:

Gary era ricchissimo, incassava tutti i soldi perché era lui che scriveva le canzoni, mentre lei viveva ancora con la mamma. Era invidioso?

«È così che funzionano le band: chi scrive guadagna di più. È una regola chiara. Ma inevitabilmente questo crea tensioni, soprattutto quando vedi Gary vivere in una villa mentre tu stai ancora nel quartiere dove sei cresciuto. All’epoca pensavo: “Anche io mi faccio in quattro, perché non ho un maggiordomo?”. Oggi, con tutto quello che ho avuto dalla vita, riesco a essere più pragmatico».

I fratelli Gallagher non sono stati molto gentili con lei.

«Già».

La snobbavano perché veniva da una boy band?

«Sì, penso che rappresentassero il simbolo dello snobismo che caratterizzava l’industria musicale di allora. Era qualcosa di estremo, un fenomeno che mi faceva sentire inferiore. E per qualcuno che già lotta con il proprio senso di valore personale, non era certo d’aiuto. Sembrava che tutti i miei coetanei, che ammiravo e adoravo, mi odiassero. Sembrava persino universalmente accettato che fossi odiato da tutti, tranne che dalle persone che venivano ai miei concerti. Così ho finito per pensare di essere detestabile, non amabile, antipatico. Erano in tanti a trattarmi così, ma loro sono diventati il volto di quel particolare periodo della mia vita».

fonte VANITYFAIR