Una famiglia vive un’esistenza isolata nel silenzio più assoluto, per paura di una mostruosa minaccia sconosciuta che segue solo il suono e attacca a qualsiasi rumore, uccidendoti.
La trama di “A Quiet Place” è veramente riassumibile in queste due righe. Si tratta di una pellicola indubbiamente particolare, già solo per l’idea di fare un film in silenzio, con un numero di battute sonore che alla fine si conta su due mani. John Krasinski, per il suo terzo film da regista, sceglie di esplorare e mescolare due registri narrativi, quali l’horror e il thriller, che si fondono mostrando l’unico comune denominatore: il soprannaturale.
Krasinski, oltre ad essere sceneggiatore, regista e interprete del film, dirige per la prima volta la moglie (nel film e nella vita reale) Emily Blunt, come al solito un’interprete molto valida e versatile.
Il film comincia in medias res: in un tempo e un luogo non specificato troviamo la famiglia Abbot (padre, madre, figlia e due figli) girovagare a piedi nudi in silenzio per una cittadina silenziosa e deserta. Ciò che capiamo dai loro gesti è che non possono emettere rumore, perché, come si vedrà, al minimo suono una bestia velocissima e affamata corre a sbranarti. I superstiti sono stati in grado di crearsi un minimo di riparo in un casa, sopravvivendo per oltre un anno.
Per tutti i 95 minuti si alterna una buona suspence a vari episodi che creeranno situazioni molto accattivanti, in primis il parto della Blunt. Per quanto riguarda alcune note negative, personalmente non avrebbe nociuto ricevere un background un po’ più dettagliato sulla famiglia o sulla catastrofe di stampo apocalittico avvenuta, oltre a far sì che si creasse un attaccamento e un’empatia maggiore per i personaggi. Sempre soggettivamente parlando, anche l’epilogo, insieme a delle frivolezze passabili solo perché film horror, mi fa scuotere abbastanza la testa.
Nel complesso il film attrae e crea tensione: passate sopra alcune cosucce (in fin dei conti passabili) e vi piacerà molto!
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