Classe 1990, Flavio Aquilone è una delle giovani voci italiane del mondo del doppiaggio più note: molti di noi lo riconosceranno sicuramente per aver doppiato attori come Tom Felton (Draco Malfoy di Harry Potter), Zac Efron, Anton Yelchin, Dane DeHaan, Dev Patel, Corey Monteith, Liam Hemsworth (Hunger Games), Rami Malek (Mr. Robot) e tanti altri (per la lista dettagliata dei suoi lavori cliccate qui).
Figlio della dialoghista e direttrice del doppiaggio Novella Marcucci, Flavio ha vinto in carriera tre importanti premi attribuiti dal pubblico al Gran Galà del Doppiaggio, precisamente Voce emergente dell’anno nel 2005, Voce giovane dell’anno nel 2007 e Voce maschile dell’anno nel 2009. Nel luglio 2014 ha vinto, inoltre, a soli ventiquattro anni, il Leggio d’oro per la voce maschile dell’anno.
Vi proponiamo qui la nostra intervista con Flavio, nella quale ci ha parlato delle sue esperienze, dei personaggi ai quali è più affezionato e dei suoi progetti futuri che lo vedono anche in vesti di attore e sceneggiatore.
COME HAI INIZIATO LA TUA CARRIERA DA DOPPIATORE?
Ho iniziato da bambino, quando avevo circa 4 anni. Vedevo che mi madre stava preparando i dialoghi per un cartone animato con protagonista un coniglietto. Mi stuzzicava l’idea che potessi prestare la voce a un personaggio disegnato: questo è stato il mio imprinting con il mondo della recitazione. Avevo già dimostrato interesse per il cinema sin da piccolo e inizialmente ho voluto provare a farlo come gioco, anche se mia madre, che è del campo, era un po’ scettica, perché consapevole della difficoltà di questo ambiente. Voleva preservarmi. Poi però doppiare è diventata per me una vera passione e un susseguirsi di eventi mi ha portato a scegliere questa carriera. Ho fatto anche teatro da piccolo, ma poi mi sono spostato al cinema.
HAI ESPERIENZE ANCHE COME ATTORE?
Ho recitato in alcune fiction italiane, poi ho girato un cortometraggio nel 2015 con Matteo Petrelli che ha vinto anche il Festival del Giffoni, poi Mirror di Daniele Barbiero e Bad News trasmesso anche sulla Rai. A breve sono contentissimo di annunciare che uscirà anche il mio primo cortometraggio dove figuro come attore e sceneggiatore insieme sempre a Matteo Petrelli. Si chiama Vetro, dura circa 15 minuti.
A QUALE PERSONAGGIO DOPPIATO SEI PARTICOLARMENTE LEGATO?
Ce ne sono tanti. Sceglierne uno su tutti è impossibile, ogni personaggio ti lascia qualcosa. Quello che mi ha colpito di più in carriera è forse il personaggio di Eddie Redmayne in The Danish Girl, un film bellissimo, con una tematica delicata. In quel caso è stato particolarmente bello condividere il leggio direttamente con la mia fidanzata, Valentina Favazza, che doppiava Alicia Vikander. Un altro personaggio che ricordo bene è quello di Anton Yelchin (Zack Mazursky) in Alpha Dog, avevo solo 16 anni, ma quel ruolo mi colpì tantissimo.
CON QUALI GRANDI DOPPIATORI DEL PASSATO TI SAREBBE PIACIUTO CONDIVIDERE IL LEGGIO?
Ci sono tantissimi maestri, come ad esempio Peppino Rinaldi. Ho avuto la fortuna di lavorare con grandi nomi, tra cui Rizzini, Barbetti, Ferruccio Amendola e mi sarebbe piaciuto conoscere Lidia Simoneschi. Da bambino ero colpito molto da Roberto Pedicini (Kevin Spacey, Jim Carrey), il suo timbro vocale e i personaggi che faceva mi affascinavano.
TI CAPITA MAI DI ESSERE RICONOSCIUTO IN LUOGHI PUBBLICI GRAZIE ALLA TUA VOCE?
Sì, mi capita spesso in realtà. Per lo più grazie alla voce, ma è successo anche che qualcuno mi abbia riconosciuto per il viso, forse mi avranno visto nei corti che ho fatto. Alle fiere e ai festival succede sempre.
PARLACI DELLA TUA ESPERIENZA NEL DOPPIARE DRACO MALFOY E NEL FAR PARTE DELLA FAMIGLIA DI HARRY POTTER
Avevo 11 anni ed è stato il mio primo personaggio antagonista. All’epoca ero l’opposto di Draco, timido, introverso e affacciarmi ad una personalità così diversa è stato per me molto stimolante. Feci il provino e ricevetti l’approvazione direttamente dall’America. Far parte del cast di doppiaggio di Harry Potter è stata un’esperienza fantastica e veder crescere l’attore e il personaggio per quasi 9 anni è stato bellissimo. Quando si fa parte di una cosa così importante, si diventa fan in automatico. Poi Draco è un personaggio particolare, ho potuto constatare che sui libri aveva anche uno spessore maggiore. Negli ultimi film è stato determinante e ha avuto più spazio. Negli anni in cui dovevano ancora uscire gli ultimi capitoli, la fama della saga era alle stelle e noi doppiatori eravamo i fortunati ad avere accesso alle scene in anticipo, ma come sempre firmavamo degli accordi per i quali non potevamo divulgare nessuna informazione, nemmeno nel privato a casa.
COME HAI AFFRONTATO LA MORTE DI CORY MONTEITH, INTERPRETE DI FINN IN “GLEE”?
È stato scioccante per tutti noi. Non essendo malato o cose del genere, eravamo all’oscuro dei suoi problemi di dipendenza, era un ragazzo riservato e quindi è stato un fulmine a ciel sereno. Non l’avevo mai conosciuto, ma mi sentivo ovviamente molto affezionato a lui, è stato come perdere una piccola parte di me.
Ricordo che Glee veniva doppiato quasi in contemporanea, tempo di una settimana e la puntata era pronta per la messa in onda. Cory è morto durante la quarta stagione, poi si è proseguito per altre due senza di lui.
UN’ALTRA TRAGICA SCOMPARSA È STATA QUELLA DI ANTON YELCHIN.
Ero bambino quando ho iniziato a doppiarlo. Il primo film è stato A Time for Dancing, poi Cuori in Atlantide, Alpha Dog (Zack Mazursky), e Terminator Salvation. La dinamica della sua morte è stata assurda, una fatalità inaccettabile. Quella notizia mi ha rovinato davvero la giornata. Era un attore che stimavo e seguivo bene da tanto tempo, conoscevo i suoi retroscena e le difficoltà che ha dovuto affrontare per affermarsi, provenendo da una famiglia russa. Ci sono ancora film postumi di lui che sto doppiando. È morto nel 2016, quindi fino al 2019 potrebbe ancora uscire qualcosa.
HAI MAI INCONTRATO UN ATTORE A CUI HAI PRESTATO LA VOCE?
Di solito gli incontri con gli attori, se avvengono, sono sempre molto fugaci, può capitare alle prime o durante brevi incontri con la stampa. Mi è successo ad esempio alla prèmiere a Roma di The Amazing Spider-Man 2 – Il potere di Electro, dove ho doppiato Dane DeHaan, interprete di Harry Osborn / Green Goblin. Abbiamo incontrato tutti i membri del cast, diciamo che loro sono abituati a incontrare i vari doppiatori, che siano spagnoli, francesi ecc.
COSA NE PENSI DEL MONDO DEL DOPPIAGGIO OGGI?
È un mondo molto diverso rispetto a quello che ho conosciuto io da bambino. I prodotti sono aumentati, ci sono molti più clienti, più canali, piattaforme. Questo ha aumentato la mole di lavoro e la produttività, tutto è diventato più rapido e spesso, purtroppo, ciò penalizza la resa artistica. Avendo meno tempo, inoltre, non puoi permetterti di sbagliare quindi c’è più tensione e i ritmi sono frenetici. Quello del doppiaggio è un ambiente chiuso, c’è stato un periodo di apertura verso le nuove voci ma purtroppo oggi si tende a dare poche accessibilità agli studi, anche solo fare i provini può risultare difficile. Spero che questa situazione prima o poi si possa risolvere e che ci sia una chiave di svolta.
CI SONO STATE GRANDI DIFFERENZE NELL’AVER DOPPIATO UN PERSONAGGIO SPAGNOLO COME QUELLO DI DENVER IN “LA CASA DI CARTA”?
La serie mi è piaciuta davvero molto, ora stanno girando la terza e quarta, tra l’altro anche a Roma. Per quanto riguarda lo spagnolo non è una lingua che parlo, però essendo più simile all’italiano in confronto all’inglese ci sono sicuramente dei vocaboli che dobbiamo rispettare maggiormente per il labiale. Non ho trovato grandi differenze rispetto ad un prodotto francese o inglese, alla fine il nostro compito è sempre lo stesso. Ovviamente se capitano lingue completamente diverse dall’italiano come il giapponese o l’arabo, allora là cambia anche tutto il modo di recitare. Comunque doppiare Denver mi ha divertito tanto, è un bel pazzo!
Ringraziamo Flavio per la sua disponibilità e gentilezza e cogliamo l’occasione per fargli un grande in bocca al lupo per il futuro!
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