Il 4 ottobre 1990 andava in onda in America la prima puntata della serie tv Beverly Hills 90210.
Quando arrivò in Italia era il 1992, ma in America la prima puntata del telefilm che cambiò le nostre adolescenze andò in onda esattamente 29 anni fa. Da quel momento in poi Dylan, Brenda, Kelly, Brendon, David, Steve e Donna sono diventati i nostri migliori amici, compagni di classe, modelli da imitare per le generazioni nate negli anni ’80. C’era chi faceva il tifo per la coppia Dylan (Luke Perry) e Brenda (Shannen Doherty) o chi lo voleva invece tra le braccia di Kelly (Jennie Garth). Chi ha seguito la lunga storia d’amore tra Donna (Tori Spelling) e David (Brian Austin Green) e le difficoltà a scuola di Steve (Ian Zering).
Rappresentò una nuova epopea della serialità televisiva mondiale; Beverly Hills è infatti il primo vero teen drama della storia televisiva a cui si deve la produzione successiva di serie come Party of Five, Dawson’s Creek, Buffy l’ammazzavampiri, The O.C., One Tree Hill e Gossip Girl.
La serie, definita a tutt’oggi il più longevo teen drama (anche se negli USA la prima stagione non andò benissimo tanto da costringere i produttori a farne un’innovativa miniserie) si è aggiudicata tre telegatti, un golden globe e un premio come miglior colonna sonora. In Spagna ricevette due premi speciali come migliore serie televisiva straniera.
Tanti anche gli attori di supporto che sono diventati celebri grazie alla serie, tra di loro Hilary Swank, Vanessa Marcil, David Lascher, Casper Van Dien, Jason Wiles, Emma Caulfield, Rebecca Gayheart, Eva Longoria, Christina Aguilera, Matthew Perry e Jessica Alba. In un episodio nel ruolo di sé stesso apparve anche il produttore Aaron Spelling, padre di Tori.
In Italia, all’indomani della messa in onda dell’episodio pilota, il quotidiano La Stampa scrisse che i protagonisti della serie erano «freschi, puliti, con buoni valori in cui credere, in legittimo disaccordo con i genitori ma nello stesso tempo pieni di fiducia e rispettosi della loro autorità […]. Anche turbati dai problemi dell’età o della condizione sociale, ma pieni di speranza. Il telefilm è meno banale di quanto sembri, ricco di messaggi subliminali degni della pubblicità: e il suo elemento-chiave è proprio la speranza, ai confini dell’illusione».
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