L’ex “Divin Codino” è stato intervistato da Andrea Monti a Trento per Il Festival dello Sport.
Un grande affetto dal pubblico perchè lui è e rimarrà il calciatore più amato italiano.
Pantaloni sportivi e T-shirt nera, Baggio Ha scherzato con il pubblico, si è commosso spesso.
“Io umile e intelligente? Mi riconosco l’umiltà, meno l’intelligenza”, ha detto ridendo. Ma molte volte ha dovuto invece ingoiare le lacrime, quando per esempio ha ripercorso i tre giorni di guerriglia che accompagnarono il suo addio a Firenze. “Io non avrei voluto andarmene, eppure mi sentivo colpevole per quello che stava accadendo. Tanta gente è finita all’ospedale per quegli incidenti. Una magra consolazione è che alla fine questa cosa è uscita. Pontello l’ha ammesso, ma io mi sono portato un peso per tanti anni”.
SUI MONDIALI
Oltre al ginocchio distrutto, con 220 punti interni di sutura, e la necessità di allenarsi il triplo degli altri tutti i giorni, ci sono state tante altre ferite nella sua carriera. Il rigore di Pasadena per esempio, e l’esclusione dal Mondiale 2002.
“Per una volta farò la figura del presuntuoso: avrei meritato di essere convocato a quel Mondiale”
Invece Trapattoni lo lasciò a casa.
“È stata una delusione profonda, simile a quella di Pasadena, forse anche per questo ora vivo lontano dal calcio. Perché in me c’era tanta voglia di rivincita proprio dopo quel rigore sparato alto. Non ne ho mai tirato uno così in vita mia, forse uno alto, ma non così tanto sopra la traversa. A volte ancora prima di andare a dormire ci ripenso”.
Nel finale, sul palco compaiono alcuni amici, Javier Zanetti, Antonio Filippini, Toto Rondon, Fabrizio Ferron. “La vera grandezza di Baggio è la sua persona”, dice Zanetti. E in teatro scattano altri applausi.
FONTE GAZZETTA
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