Il 1 ottobre del 1980 andava in onda uno degli anime più famosi della storia: “Candy Candy“. Tratto dal manga di Kyoko Mizuki e Yumiko Igarashi, pubblicato nel 1975, il cartone animato in 115 episodi racconta la storia difficile di un’orfanella adottata da una nobile famiglia inglese ma che poi si trova a dover trovare il proprio percorso da sola, tra lutti, gioie e amori sfortunati.
Il manga fu pubblicato dalla casa editrice Kōdansha, che la serializzò sulla rivista mensile Nakayoshi dall’aprile 1975 al marzo 1979.
La serie televisiva andò in onda con il titolo originale, nel 1989 Mediaset decise di cambiarlo in Dolce Candy. In entrambe le edizioni alcuni dei nomi dei personaggi sono leggermente diversi da quelli della versione originale. L’ultima replica della serie risale al 1997.
La seconda edizione italiana si caratterizzò da un montaggio e un doppiaggio che stravolsero il finale originale giapponese, lasciando intendere che Albert/zio William sarebbe rimasto per sempre un caro amico e che Terence avrebbe lasciato Susanna per tornare da Candy. Tuttavia questo cambiamento fu molto apprezzato dai fan. Nel finale originale Terence rimane assieme a Susanna, non c’è alcuna indicazione del fidanzamento tra Albert, che è invece il suo benefattore, e Candy.
“Candy Candy” è stato il primo cartone animato accompagnato da una grande operazione di merchandising, con tanto di diari e quaderni per la scuola, bambole, album di figurine ma anche libri e serie a fumetti in edicola.
Il finale del cartone animato è molto diverso da quello del manga: mentre nel fumetto Candy si sposa con Albert, nel cartone il finale rimane aperto, lasciato all’immaginazione delle fan.
La storia è ambientata nei primi anni del ‘900, prima della Prima Guerra Mondiale. Ma nella realizzazione del cartone ci sono molti anacronismi: Albert ha un look da hippie anni 60, le auto guidate da Stear sono modelli anni 20 mentre in alcuni momenti Candy indossa un completo di jeans in pieno stile anni 50.
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