Il 17 novembre è uscita una nuova biografia di Michael J. Fox, “No Time Like the Future: An Optimist Considers Mortality”, un intimo racconto scritto dalla star di Ritorno al Futuro durante questi mesi di lockdown. Fox aveva già pubblicato un libro di memorie nel 2002, più altri due ‘seguiti’ usciti negli anni seguenti, ma gli avvenimenti degli ultimi suoi due anni vita lo hanno portato a fronteggiare nuovi ostacoli che mai si sarebbe immaginato e che hanno messo a dura prova la sua resistenza morale. Tra questi, una delicatissima operazione alla spina dorsale subita nel 2018 più una successiva brutta caduta che gli ha richiesto l’impianto di 19 chiodi e un piastra metallica nel braccio. La riabilitazione non ha fatto altro che aggravare le già complicate condizioni di salute di Fox, che ricordiamo combatte contro il Parkinson da quando aveva 29 anni.
Trovare l’ottimismo e la forza per andare avanti non è stato facile per lui:
Ero disteso sul pavimento della mia cucina con il braccio rotto, aspettando che arrivasse l’ambulanza. In quel momento, ho avuto una crisi di coscienza. Pensavo: “Che idiota che sono. Per tutto questo tempo ho sempre detto a tutti di essere ottimisti e di alzare la testa, e invece guarda quanto sono miserabile adesso. C’era solo dolore e risentimento.
In realtà Fox non sapeva ancora quali sfide lo aspettavano quando ha iniziato a scrivere “No Time Like the Future”, che in origine intendeva essere un libro sulla scoperta del suo amore per il golf nella mezza età, decenni dopo la diagnosi di Parkinson a 29 anni.
I piani sono cambiati quando ha scoperto di avere un tumore alla colonna vertebrale, che, se non rimosso, gli avrebbe potuto far perdere tutta la sensibilità alle gambe. L’intervento chirurgico per rimuoverlo, però, comportava dei grandi rischi: con il minimo errore, Fox avrebbe potuto svegliarsi paralizzato:
“Molti chirurghi non se la sono sentita, perché sembrava una sfida impossibile. Era molto rischiosa come operazione. Io avevo solo paura che al mio risveglio la mia vita sarebbe stata tutta diversa.”
Nonostante i consigli contrastanti dei medici, Fox ha scelto di sottoporsi all’intervento e ha persino deciso di usare il suo senso dell’umorismo per convincere un medico, in questo caso il dottor Nicholas Theodore, direttore del Neurosurgical Spine Center del Johns Hopkins di Baltimora.
“Quando ci siamo visti, gli ho detto: ‘Sai, molti medici non vogliono farlo’. Lui mi ha riposto: ‘Capisco bene il perché: chi vuole essere colui che paralizza Michael J. Fox?’ Al ché, io gli dissi: “Se hai le palle di dirmelo, dovrai essere tu il mio chirurgo”.
Nonostante i numerosi momenti bui, Fox non ha mai perso l’umorismo, cosa che l’attore e sua moglie hanno usato durante tutto il loro matrimonio: “Ridevamo per le piccole cose, tipo il fatto che mi ci volessero 5 minuti per infilarmi un paio di calzini. Ci ridevamo sopra e lo abbiamo affrontato. Sempre con umorismo. L’umorismo è il filtro di tutto”.
Dopo l’intervento, la caduta e il ricovero, Fox ha capito l’importanza di essere realistici e allo stesso tempo ottimisti. Riconoscere le realtà è il primo passo per migliorare il proprio stato d’animo.
“Credo che la prima cosa da fare sia accettare il fatto che ci si trovi di fronte a una situazione difficile, il ché non significa che non si possa cambiare. Si può cambiare, ma devi accettarla per quello che è. Una volta fatto questo, allora si aprono tutte le porte”.
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