Il 17 febbraio del 1984 si teneva a New York la prima proiezione di C’era una volta in America. Una data iconica e nefasta allo stesso tempo, per due ovvie ragioni. Iconica perché segna il compleanno (anche se non propriamente del rilascio ufficiale) di quello che è considerato, a tutti gli effetti, uno dei film più belli di sempre e un cimelio della storia del cinema; nefasta perché, purtroppo, appena uscito, il film fu molto contestato e non lo vide quasi nessuno.
Le versioni e i tagli
Presentata fuori concorso al Festival di Cannes nel maggio del ’84 e rilasciata ufficialmente nelle sale americane il 1 giugno dello stesso anno, l’opera – ultima – di Sergio Leone venne letteralmente fatta a pezzi dai distributori della Warner. Considerato troppo lungo, troppo complicato, lo rimontarono in ordine cronologico, tagliando la durata da 276 minuti a 140, espropriarono il regista del capolavoro che aveva progettato per quasi due decenni, in uno dei più folli e insensati suicidi artistici e commerciali del cinema moderno.
Pensate che a causa della pessima versione montata dal produttore Arnon Milchan, il film ebbe un immediato calo di spettatori e fu un notevole insuccesso di pubblico incassando complessivamente solo 5.321.508 milioni di dollari sul mercato domestico.
Nel 2011 i figli di Sergio Leone hanno acquistato i diritti del film per l’Italia e realizzato un’opera di restauro. L’operazione ha previsto anche l’aggiunta di 26 minuti di scene eliminate, presenti nel primo montaggio realizzato dal regista, e il ripristino del doppiaggio originale. La pellicola, restaurata dalla Cineteca di Bologna, è stata proiettata il 18 maggio 2012 al 65º Festival di Cannes, alla presenza di molti degli attori del cast.
Scott Schutzman, il Noodles da giovane
Nei panni di “De Niro da giovane”, quindi in tutte le scene che raccontano della gioventù di Noodles, c’era l’attore Scott Schutzman Tiler. All’epoca delle riprese aveva 14 anni e trasse grandi insegnamenti da un maestro gigantesco quale Sergio Leone. Grazie ad una ricca intervista del 2019 a cura di Gabriella Greison per Repubblica, abbiamo potuto scoprire molte cose sulla lavorazione del film e sulla sua esperienza. Ve ne riportiamo alcune:
«Ho continuato a fare l’attore, e i suoi insegnamenti sono stati molto preziosi» ha raccontato Schutzman riguardo Sergio Leone. «Io ero più portato per fare la parte di Max, mi piaceva di più il suo personaggio. Sergio alle audizioni mi faceva provare entrambi i ruoli, perché non si sapeva quale personaggio avrebbe scelto Robert de Niro. Io ero de Niro da giovane, ma lui non si decideva a scegliere Noodles o Max, e così per settimane ero entrambi. L’ultimo insegnamento di Sergio è stato: nel fare le cose devi metterci sempre il cuore e l’anima, altrimenti sei un imbroglione. E quando metti cuore e anima poi una parte della tua energia si diffonde agli altri, e rivivi in loro».
Gli aneddoti
«La scelta dei nei da mettermi sulla guancia era un rituale molto importante: ogni mattina tiravano fuori una cassa con dentro centinaia di nei, e me li provavano fino a quando Sergio sceglieva quello giusto. Un’ora solo per mettermi il neo. E poi veniva il momento del cappello, un’ora per mettermi il cappello. La scena ripetuta più volte è stata quella in cui mandavamo a fuoco l’edicola: dopo quella scena io andai da lui e gli chiesi: “Ho la parte?”, e ricordo che lui non disse una parola, ma fece solo sì con la testa. È stato il momento più emozionante della mia vita. Ancora oggi ricordo la sua voce quando mi urlava: ” Guarda Deborah, devi guardarla negli occhi, guardala!”. Gridava sempre, Sergio…».
L’incontro con De Niro
«Quando lo incrociavo sul set lo guardavo incantato, rubavo ogni suo movimento con gli occhi. Però poi quando lui si girava verso di me, facevo finta di niente, fischiettando andavo via. Ero spocchioso ai tempi. Anche con Sergio facevo così, dovevo fargli vedere che ero un duro, io. Cercavo di tenergli testa quando voleva discutere… ma vinceva sempre lui».
In un’altra intervista, Scott Schutzman ha raccontato anche un altro aneddoto su DeNiro:
«Ho intuito che De Niro non era sicuro di chi fossi e così mi sono presentato dicendo: complimenti per la parte del Noodles vecchio, come se fosse un ruolo minore. Lui è scoppiato a ridere e solo allora mi ha riconosciuto».
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