Il film
“Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’Agosto” è un cult destinato a durare nella storia del cinema mondiale. Siamo nell’estate nel ’74 quando Lina Wermuller dirige Mariangela Melato e Giancarlo Giannini. Il film rappresenta la spaccatura sociale degli anni ’70 in Italia, dove il dibattito politico era accesso sui diritti non concessi a tutti.
La trama
Su un lussuoso yacht, al largo della costa orientale della Sardegna, Raffaella Pavone Lanzetti (Mariangela Melato) moglie di un facoltoso industriale milanese anticomunista, si gode una rilassante vacanza insieme ad alcuni amici, come lei ricchi e viziati.
La donna ostenta senza pudore la sua condizione sociale con atteggiamenti e parole, molto spesso offensive, rivolte agli addetti di bordo. In particolare l’altezzosa Raffaella umilia continuamente e tratta come un vero schiavo il timoniere Gennarino Carunchio (Giancarlo Giannini), siciliano comunista con un brutto caratteraccio.
La situazione si ribalta quando una mattina la signora si sveglia tardi e pretende di essere portata da Gennarino sulla terraferma con un gommone a raggiungere i suoi amici. La piccola imbarcazione però naufraga su un’isoletta deserta. Lì i ruoli improvvisamente si capovolgono: il timoniere, che ha sempre servito per sopravvivere, vuole comandare e inizia a insultare, maltrattare, sfogare le proprie frustrazioni su Raffaella, che sembra dimenticare tutta la sua emancipazione. Nasce così un’insolita e travolgente passione…
Gli schiaffi sul set
Il Ribaltamento dei ruoli di cui vi parliamo sopra, avviene tramite uno scontro non solo verbale e ideologico, ma fisico. In sostanza nel film i due personaggi si picchiano letteralmente.
E a smentire che si trattasse di finzione scenica ci aveva pensato proprio Mariangela Melato, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera nel 2008, quando ricordando i “postumi” delle riprese del film disse:
“Per due mesi Lina ci obbligò, me e Giancarlo, a pestarci a sangue, come ricorderà chi ha visto il film. E non erano botte tanto finte, da cinema, ma erano sberle, calci, spintoni, slogature vere, si era in pieno realismo e ci sono rimaste le ammaccature e i lividi anche tornati a Roma“.
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