I laureati è un film del 1995 diretto e interpretato da Leonardo Pieraccioni, alla sua prima regia. Ha compiuto 25 anni lo scorso anno ed è stato omaggiato alla “Festa del cinema di Roma 2020“, seppure con solo l’intervento in streaming di Maria Grazia Cucinotta per via delle norme anti-covid. Il copione del film, scritto dal regista insieme a Giovanni Veronesi, aveva come titolo di lavorazione Quattro pali e una traversa: si sperava con questo stratagemma di destare l’interesse di Cecchi Gori, al tempo anche patron della squadra di calcio della Fiorentina, onde fargli leggere la sceneggiatura, ma fu Rita Rusić, allora moglie del produttore, a farlo. Una delle scene più iconiche della pellicola e a posteriori dell’intera filmografia di Pieraccioni, ovvero la corsa organizzata dai protagonisti per non pagare il conto del ristorante, con la complicità inconsapevole del cameriere fu riadattata nel 2013 dallo stesso Pieraccioni in Un fantastico via vai in maniera diversa.
SINOSSI E CAST
Leonardo, Rocco, Bruno e Pino sono quattro trentenni abbondantemente fuori corso e vivono nello stesso appartamento nella periferia di Firenze. I quattro cercano di conseguire la laurea non certo per loro desiderio, ma per volontà delle rispettive famiglie. Come se non bastasse, a distrarre i quattro amici dallo studio arriva anche la bellissima Letizia. Nel cast troviamo Leonardo Leonardo Pieraccioni, Rocco Papaleo, Gianmarco Tognazzi, Massimo Ceccherini, Maria Grazia Cucinotta, Alessandro Haber, Barbara Enrichi, Tosca d’Aquino, Carlo Monni, Manuela Arcuri, Francesco Ciampi, Giuliano Grande.
LE RACCOMANDAZIONI DI PIERACCIONI A CECCHERINI
In un’intervista rilasciata a “Il Fatto Quotidiano“ Leonardo Pieraccioni ha raccontato molti aneddoti sul film e sul cast. Ovviamente non poteva mancare una domanda sul suo grande amico Massimo Ceccherini con il quale ha lavorato molto nel corso degli anni. Ecco un aneddoto dell’intervista:
Come mai ne “I laureati” mancano i suoi amici, Conti e Panariello?
Eliminati con una cattiveria incredibile; nella vita non bisogna mai fidarsi di due categorie di persone: gli attori e i politici, e gli attori sono puttane micidiali, ma avevo la necessità di un respiro più nazionale, non solo toscano.
Come la presero?
Panariello non lo ricordo, e non so neanche se era incluso, mentre con Carlo nessun problema, tanto era un cane davanti alla macchina da presa, ma è bravo a teatro.
Gli altri protagonisti.
Andai dalla Cucinotta reduce da Il postino, poi da Gian Marco Tognazzi, bravissimo e portatore sano di un cognome che mi legava ad Amici miei; infine da Rocco Papaleo che già al primo incontro mi regalò una perla di se stesso.
Come?
Era un nome, e dopo avergli raccontato il film, insisto tantissimo sul desiderio di averlo nel cast e, all’ennesima sollecitazione, davanti alla porta della stanza, si gira e con accento lucano mi rassicura: “Leonà, se ti fa tranquillità ti dico subito di sì, perché non ho tutte queste richieste”.
Massimo Ceccherini…
Già al tempo la sua pessima fama lo precedeva, così lo guardai negli occhi: “È il mio primo film, non fare cazzate: domani mattina alle 8 sii puntuale”. Si presentò alle sette e mezzo.
C’è l’esordio della Arcuri.
Sempre una meravigliosa donna, ma a quel tempo era incredibile, e il suo talento l’ho capito dopo, mentre guardavo il girato: la scena con lei si svolge in una sala d’attesa, io e lei seduti, e aveva intuito che rischiava di apparire solo di spalle, così si piazzò di profilo.
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