Jerry Calà è stato intervistato dal Corriere.it in vista dei suoi 70 anni ed ha voluto ripercorrere il suo passato e raccontato anche alcuni progetti futuri tra cui un nuovo film in produzione. Ecco un piccolo estratto dove l’attore parla del suo tormentone, Capito!
Capito?! Per dirla con una sua battuta…
«Il mio tormentone. Tutta Italia ripeteva “Capito?!”. Avevo la capacità di storpiare le parole. In una gag Smaila faceva il conduttore di un quiz, io il concorrente: lui faceva le domande, e io rimanevo basito. Alla terza volta che mi chiese “capito?” gli risposi con quello che divenne un tormentone. Venne giù il teatro. Il disco vendette quasi un milione di copie e nel 1980 fu la sigla di Domenica In. “Capito?!”, ecco un’altra cosa che è rimasta degli anni Ottanta».
E «l’erba voglio sul prato di moquette», l’ha poi trovata?
«Sì, è la mia carriera».
Non solo ruoli comici, ma una parte drammatica da protagonista nel film del 1993 «Diario di un vizio» diretto da Marco Ferreri. Vinse il premio di miglior attore del gotha della critica italiana al Festival di Berlino; come mai quel suo ruolo di attore drammatico non ebbe poi un seguito?
«Non lo so. Sono i registi che decidono cosa farti fare. In quel film dimostrai di essere un attore a 360°. Un ruolo difficile che mi diede grande soddisfazione. A Berlino vidi il film a fianco di un signore molto cordiale che mi fece i complimenti. Era Werner Herzog, e io non sapevo manco chi fosse. Mi proposero “Abbronzatissimi 2 -Un anno dopo”, ero spiazzato e non sapevo se accettare. Chiesi consiglio a Ferreri: “Se non vai, ti ci mando io a calci nel culo. Un attore deve lavorare, fregatene” mi disse».
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