Lello Arena è stato intervistato dal Corriere.it dove ha raccontato alcuni suoi aneddoti con il suo amico di sempre Massimo Troisi con il quale iniziò a recitare insieme a teatro insieme ad Enzo Decaro. Ecco un piccolo estratto:
I suoi maestri?
«Peppino De Filippo: non l’ho mai conosciuto di persona, ma i suoi duetti con Totò erano il mio pane quotidiano. E il grande Eduardo che una volta accolse noi tre nel suo camerino al Teatro Giulio Cesare di Roma e ci chiese: “Voi state ancora a Napoli? Fuitevenne!”. Allora la considerava una città ingrata».
Una città che lei, nel suo libro «Io, Napoli e tu», definisce «una turista». Perché?
«È l’unica città al mondo che invece di farsi visitare, ti visita, ti costringe a fare il punto su te stesso. Poggia saldamente su migliaia di teschi, testimonianze vere della morte, e poi è rimpinzata di santi patroni. La sua tradizionale accoglienza è mitigata dalla tendenza a non fidarsi degli altri, che sono stati spesso degli invasori. Ormai da tempo vivo a Roma, ma quando torno a Napoli vado sempre in un piccolo hotel a via Toledo, mi affaccio da un balconcino e assisto a scenette straordinarie».
Tanti successi insieme, a teatro, in tv e al cinema. Poi la prematura scomparsa di Troisi.
«Il mio più caro amico, una persona sensibile, delicata, una bella mente. Nelle sceneggiature lui mi assegnava il ruolo e poi ci lavoravamo assieme, con lui era un gioco continuo…».
Tra voi mai incomprensioni?
«Sì, ci fu un periodo di rottura sul set di un film “Le vie del Signore sono finite”. Dovevo interpretare un personaggio, un paralitico, poi affidato ad altro attore. Ne avrei dovuto fare un altro, ma la troupe insisteva che dovevo fare proprio quello e Massimo credette che fossi io a insistere per il ruolo, che tramassi alle sue spalle. Non era vero… Negli anni seguenti, tra una telefonata e l’altra, ci riconciliammo e ho un rammarico: averlo lasciato troppo solo».
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