È stato uno dei titoli televisivi più iconici di fine anni Ottanta, Colpo Grosso, simbolo di un’era televisiva in cui la continua allusione alla sessualità la faceva da padrona.
In una nuova intervista rilasciata a Il Giornale, Umberto Smaila, è tornato a parlare del programma da lui condotto, spiegando il perché di quel successo debordante:
“E’ stato un programma assolutamente di rottura. All’epoca non c’era nulla che gli assomigliasse e il fatto che aveva dei contenuti anche abbastanza forti e questo attirava il pubblico. Ma, una volta attirato il pubblico, si scopriva che il programma era appetibile un po’ per tutti tant’è vero che ricevevamo un sacco di letterine di ragazzine che mandavano dei disegni alle ragazze cin-cin”.
In onda dal 1987 al 1992, Smail ricorda la svolta di Colpo Grosso:
Il programma è diventato nazional-popolare e da allora è stato replicato ininterrottamente ed è andato in onda per 30 anni in varie reti nazionali. Ultimamente se l’è ripreso Mediaset e, in occasione del lockdown, ha trasmesso per due volte tutta la serie delle puntate di notte.
I tempi sono cambiati, e pure tanto. Lo stesso Smaila ammette che oggi non potrebbe fare un programma del genere:
“Non avrebbe più senso. Oggi sicuramente più che dal politicamente corretto sarebbe soppiantato dal #metoo, cioè sarebbe considerato un modo per trasformare la donna in oggetto. È un problema che non mi pongo, appartiene al passato e rimarrà un programma che ha cambiato la televisione e ha fatto tanta compagnia a milioni di italiani. Oggi, poi, le carte in tavola sono cambiate e quel programma farebbe sorridere per la pochezza della sensualità che lo caratterizzava, però è stata un mezzo per ricordare in eterno che io mi chiamo Umberto Smaila. Con Colpo Grosso mi sono garantito l’immarcescibilità”.
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