Diretto dal regista svedese Tomas Alfredson (regista di La Talpa e Lasciami entrare), insieme a Martin Scorsese in veste di produttore esecutivo, con L’uomo di neve fa la sua prima apparizione sul grande schermo il detective Harry Hole, uno dei personaggi più famosi creati dallo scrittore norvegese Jo Nesbø.
La storia è ambientata nella fredda Oslo in pieno inverno; Harry Hole (interpretato da Micheal Fassbender) è un detective dalla mente brillante ma con problemi di alcolismo, legato ancora alla sua vecchia compagna, la quale ora ha un figlio e un nuovo fidanzato. A causa di diverse sparizioni di alcune donne, poi ritrovate mutilate e fatte a pezzi, la polizia, e in primis Hole e la sua collega (Rebecca Ferguson), si trovano ad indagare e a cercare di trovare la soluzione di questo macabro caso, che li colpirà sempre più da vicino. [continua sotto]
Lo scenario innevato, gelido e freddo su cui si fa, convenzionalmente, molto affidamento nei thriller scandinavi, fa da sfondo e da colonna portante al film di Alfredson, che tuttavia, lascia insoddisfatti e con l’idea di un potenziale mal sprecato. Il giudizio è sicuramente viziato da un finale e una risoluzione gestita in modo troppo affrettato e banale (molto, molto brutto lo scontro conclusivo), oltre che da uno sviluppo di trama che, seppur intrigante per il caso, ha dei buchi a livello introspettivo, cosa che in un thriller non dovrebbe assolutamente accadere. Fassbender nei panni del tenebroso detective fa il suo lavoro, ma non va oltre, forse a causa della scarna scrittura attorno ai personaggi, tra i quali esce leggermente meglio quello femminile della collega.
Insomma, un thriller abbastanza insipido, che aggiunge poco, ma neanche eccessivamente brutto. 6- –
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