In un’intervista al “Corriere della Sera”, Omar Pedrini, il cantante leader della rockband italiana Timoria, si racconta a cuore aperto, rivelando anche dettagli inediti del periodo più buio della sua vita, quello in cui era dipendente dalla droga. Periodo che si concluse con la nascita del figlio:
“Nacque mio figlio Pablo, capii che mi sarei dovuto dare una regolata con le droghe pesanti e partii per l’India in un ashram. Se non avessi smesso in tempo sarei morto”
E’ ciò che accade al protagonista del suo libro “Dentro un viaggio senza vento“, racconto autobiografico del suo percorso:
“È la storia di un giovane in crisi, tra delusioni amorose e dipendenze tossiche, ma che non si arrende alla sconfitta. Valeva nel 1993, vale oggi”.
Pedrini si lascia andare, poi, ad una riflessione sui tempi che stiamo vivendo, soprattutto il mondo dello spettacolo:
“Viviamo di serate il danno economico è stato grande. Con tutto l’amore che ho per Papa Francesco, non capisco perché i 20000 all’aperto per la messa di Natale (o gli affollatissimi impianti sciistici) sì e i concerti in piazza no: se l’emergenza è grande, come sembra, forse sarebbe stato meglio chiudere tutto. E invece paghiamo sempre e soltanto noi artisti”.
Il cantante è tornato alla guida dei Timoria per un tour celebrativo. Avrebbe voluto con sé anche Francesco Renga, che lasciò la band nel 1998, ma lui ha rifiutato:
“Doveva andare a Sanremo e ha detto no. Ne aveva già fatti otto però, forse a uno poteva rinunciare. Siamo come i Beatles, l’unica rockband italiana a non aver fatto una reunion…”
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