Il film
Un mercoledì da leoni, uscito nel 1978 e diretto da John Milius è un film dedicato al mondo del surf. Il regista presenta una sorta di avventura autobiografica, in ricordo dei propri anni giovanili passati a Malibù, California, accompagnata dalle musiche di Basil Poledouris.
La trama
Le spiagge della California sono a volte battute da venti che provocano mareggiate paurose. Sono l’occasione migliore per le esibizioni dei vecchi e nuovi campioni del “surf”. Tre di questi – Jack Barlow, Matt Johnson e Leroy – si mettono in luce nell’estate 1962: sono i beniamini dello stravagante Bear, artigiano delle tavole per questo sport, ex campione, filosofo. Negli anni che seguono i tre amici si incamminano per strade che lentamente li separano.
I tre protagonisti
Ecco come sono diventati e cosa hanno fatto i tre attori protagonisti del film:
William Katt
I nonni paterni erano immigrati tedeschi, mentre da parte di madre ha origini scozzesi e irlandesi. Oltre questo film è stato protagonista della serie televisiva Ralph supermaxieroe (1981-1983). Negli anni ottanta ha recitato assieme alla madre Barbara Hale nei film per la televisione di Perry Mason, ideale seguito della serie trasmessa negli anni sessanta. Continua a recitare anche se in film meno noti al grande pubblico internazionale.
Gary Busey
L’unico che è riuscito a riconfermarsi successivamente. tra i tantissimi film action anni ’80, lo ricordiamo precisamente in Arma Letale, Paura e delirio a Las Vegas, Point Break, Preadotor 2 e Strade Perdute.
Ha ammesso di aver fatto uso di cocaina in gioventù e di essere stato ricoverato in una clinica psichiatrica. Il 4 dicembre 1988, Busey fu gravemente ferito in un incidente motociclistico in cui non indossava il casco. A causa di una frattura alla testa, i medici temevano che avesse subito un danno cerebrale permanente. Dopo questo episodio particolare, annunciò il suo riavvicinamento al cristianesimo.
Venne Candidato come miglior attore protagonista per The Buddy Holly Story agli Oscar del 1979.
Jan-Michael Vincent
Dopo una prima apparizione da protagonista nel film della Disney Nanù, il figlio della giungla (1973), divenne una grande promessa del cinema degli anni Settanta, quando interpretò il ruolo in questo film. Inattivo dal 2002, nel 2014 in un’intervista al National Enquirer dichiarò di essere rimasto coinvolto in gravi incidenti d’auto, il primo nel 1996 in cui si ruppe tre vertebre ed ebbe un danno permanente alle corde vocali, e nel 2008; dichiarò inoltre di aver subito nel 2012 l’amputazione della gamba destra, sotto il ginocchio, in seguito a un’infezione.
È morto il 10 febbraio 2019 per un attacco cardiaco, dopo una lunga malattia. La notizia del decesso è stata data solo un mese dopo.
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