In piena estate, ad agosto, uscirò il romanzo di Michael Mann dal titolo Heat 2, sequel (ma anche prequel) del celebre film con Robert De Niro e Al Pacino. Il regista stava lavorando da tempo a un romanzo relativo alla pellicola che sappiamo si muoverà attraverso due periodi, nel 1989 e nel 2002.
Heat 2 rappresenta l’esordio di Michael Mann come romanziere. La pellicola, uscita nel 1995, era incentrata sul confronto a distanza tra Vincent Hanna e Neil McCauley. Vite agli opposti. Da una parte Al Pacino, tenente della polizia di Los Angeles. Dall’altra Robert De Niro, rapinatore di professione. La sfida non prevede alcuno scontro fisico, bensì intellettuale. Sono due menti sopraffine che seguono principi opposti ma altrettanto ferrei. Soltanto uno potrà avere la meglio, ma ad un prezzo.
Hanna ha diversi scoppi d’ira in “Heat”, e un paio di essi sono diretti al suo informatore, Albert, interpretato dal defunto comico Ricky Harris.
In un’intervista promozionale, Mann è tornato a parlare del film, concentrandosi sulla performance di Al Pacino nei panni del detective Vincent Hanna: in particolare, il regista ha dichiarato che c’è solo una cosa che cambierebbe, se potesse.
“C’è una cosa che farei diversamente se potessi, ed è trattenere un po’ di più Al nella scena in cui il suo personaggio, Vincent Hanna, va a trovare l’informatore. Quella scena tocca una situazione molto realistica: parla della relazione tra un professionista di alto livello come Hanna e il suo informatore. E l’informatore non ti dirà sempre la verità, devi motivarlo e scuoterlo. Questa cosa succede solo nei film, nella vita reale no. Se hai bisogno di sapere qualcosa, tu come detective devi lavorartelo in maniera molto più manipolatoria, non puoi andare dritto al punto. Hanna ha una modalità e un obiettivo: far stare male l’informatore. Ecco perché quella scena è così”.
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