Nel 1987, il filone action-fantascientifico si arricchì di un titolo destinato a grandi cose: Predator. Le premesse del film, scritto da Jim e John Thomas e diretto da John McTiernan (che l’anno dopo diresse il primo Die Hard) nacquero quasi un po’ per scherzo, in risposta – pensate un po’ – ai tanti sequel di Rocky: all’epoca girava infatti una barzelletta interna ad Hollywood sul fatto che Rocky avesse esaurito gli avversari e che in un eventuale altro sequel avrebbe dovuto combattere E.T., l’alieno di Steven Spielberg. Ispirandosi a questa battuta, gli sceneggiatori Jim e John Thomas scrissero una sceneggiatura intitolata Hunter su un cacciatore di alieni che rintraccia un soldato nella giungla.
Nei panni del protagonista serviva un attore di un certo calibro, e chi meglio di Arnold Schwarzenegger? L’attore austriaco veniva da anni di grande successo dopo film quali Terminator (1984), Commando (1985) e Codice Magnum (1986), e venne scelto senza esitazione per la parte dell’ex maggiore dei berretti verdi Alan “Dutch” Schaefer destinato a combattere contro l’alieno Predator. Insieme a lui, nel cast, ci sono anche Carl Weathers, Sonny Landham, Bill Duke e Jesse Ventura.
Un set complicatissimo, tra fango e freddo
Le riprese del film si sono svolte nei dintorni di Puerto Vallarta, in Messico. Come potete immaginare, le riprese comportarono una serie di difficoltà per gli attori, costretti a superare una serie di ostacoli “naturali”, tra cui acqua poco potabile, sanguisughe, serpenti, un’umidità soffocante, il caldo e parecchi terreni impervi. Tutte le scene notturne furono girate a temperature bassissime, il che rappresentò un grande problema per Schwarzenegger, protagonista nell’ultima metà del film. Il fango che doveva indossare (che in realtà era argilla per ceramica) diventava freddo e umido. Era stato avvertito che la sua temperatura corporea si sarebbe abbassata di qualche grado, ma inevitabilmente il suo corpo fu scosso da forti tremori. La produzione provò a riscaldarlo con delle lampade, che però fecero solo seccare l’argilla. A quel punto, Arnold le tentò tutte, anche l’alcol! Per scaldarsi, provò a bere jagertee, una miscela di grappa, ma il rimedio ebbe un effetto non proprio ideale: lo fece solo ubriacare.
L’amore per i sigari
Ricordate la scena nella prima parte del film in cui Dutch fuma un sigaro sull’elicottero? Per farla fu necessario aggiungere il bagliore del sigaro in post-produzione perché le precauzioni di salute e sicurezza impedivano ad Arnold Schwarzenegger di accendersi qualsiasi cosa all’interno dell’elicottero. Sempre riguardo ai sigari, c’è un altro aneddoto: Schwarzenegger fece appassionare Carl Weathers al fumo. L’attore austriaco era (ed è tuttora) famoso per essere un appassionato fumatore di sigari, a differenza di Weathers che, da forte sportivo, ne era sempre stato alla larga. Sul set capitò che Schwarzenegger gliene offrì uno, lui cedette e per quanto gli piacque, Schwarzenegger gli regalò un’intera scatola.
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