In un’intervista rilasciata al “Corriere di Bologna”, Giovanni Muciaccia, indimenticabile conduttore dei uno dei programmi cult per ragazzi della fine degli anni ’90, Art Attack, racconta l’emozione di essere ancora considerato un mito dai ragazzi che sono cresciuti con le sue trasmissioni:
“La cosa che mi rende più felice e mi dà maggiore soddisfazione è essere fermato da ragazzi e ragazze che oggi sono dei trentenni e che mi dicono una frase semplice ma bellissima: ‘Grazie per l’infanzia che ci hai fatto vivere’. Sono sicuro che anche adesso Art Attack catturerebbe l’attenzione di tanti telespettatori, lo dimostrano i video tutorial che spopolano sui social”.
Muciaccia, inoltre, è uno dei pochi artisti televisivi che ha meritato un’imitazione di Fiorello:
“La prima volta che mi ha fatto l’imitazione mi ha chiamato al telefono, non l’ho riconosciuto e mi trovavo a Londra a girare Art Attack. Avere Fiorello che ti imita in prima serata, di fronte a milioni di persone, è stata un’emozione ma anche una grande pubblicità. Ha permesso di farmi conoscere ad un pubblico più adulto. Fu un tributo che non mi aspettavo e sono diventato un tormentone”.
Il conduttore, oggi realizza contenuti video e digitali per le aziende, non risparmia qualche critica ai dirigenti Rai che gli chiusero il programma:
“I direttori di rete che cambiano anche in poco tempo decidono di tagliare i programmi, a volte senza nemmeno il supporto dei dati d’ascolto, ma io ho imparato a non lamentarmi anche perché quel sistema non lo cambi con le polemiche, è un argomento delicato”.
Il programma che lo ha reso famoso, e appunto anche imitato, resta comunque nel suo cuore:
“Io arrivo a coprire quelle generazioni che vanno dagli attuali dodicenni fino a chi ha 34-35 anni. C’è chi ha vissuto Art Attack ma anche chi lo scopre oggi perché comunque le registrazioni continuano a essere molto condivise. Credo che sia stato realmente un programma all’avanguardia”.
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