Il film
Scuola di ladri uscì nel 1986 diretto da Neri Parenti. Il film ha avuto un seguito, Scuola di ladri – Parte seconda, nel quale però è assente il personaggio di Amalio, interpretato da Lino Banfi: l’attore pugliese era impegnato sul set di Bellifreschi con Christian De Sica e non vi poté partecipare.
La trama
Dalmazio, Amalio ed Egisto Siraghi sono tre cugini ignari l’uno dell’altro, che stentano a vivere in modo onesto. Dalmazio fa la guardia giurata presso una banca, Amalio è dog sitter, mentre Egisto è venditore ambulante e lavavetri alle auto ferme ai semafori. Tutti e tre mostrano scarsa competenza professionale e poca fortuna. L’occasione della vita si presenta loro quando vengono improvvisamente contattati dal facoltoso Aliprando Siraghi, un anziano delinquente finito su sedia a rotelle che rivela di essere un loro lontano zio. Questi propone di cooptarli nelle sue attività di ladro, convincendoli essere la loro unica possibilità di emergere dalla mediocrità e dalla povertà. I tre vengono sottoposti a lungo e duro addestramento, costituente sia in preparazione fisico-atletica che simulazioni di furti e persino di interrogatori. Al termine di questo addestramento, pure contraddistinto da molte comiche peripezie, Aliprando invia i nipoti ad effettuare un primo colpo in un centro commerciale.
Boldi su Villaggio
Si sono conosciuti nel 1968, e non si sono mai persi di vista. Vi lasciamo dei passaggi interessanti di una vecchia intervista di Massimo Boldi, dove parla di Paolo Villaggio:
“Facevo il batterista al “Derby” di Milano. Sul palco, in quell’epoca, si esibivano personaggi incredibili, Jannacci, Cochi e Renato. E poi c’era un personaggio straripante, che si arrabbiava con il pubblico, certe volte tirava pure le sedie, era uno di Genova, raccontava storie di un tizio che si chiamava Ugo Fantozzi. Diventammo subito amici, poi, con gli Anni 70, arrivarono la crisi e l’austerity, i cabaret dovevano chiudere prestissimo, prendemmo tutti altre strade per poi rincontrarci al cinema. Ci capivamo alla perfezione, eravamo sulla stessa lunghezza d’onda, come un padre e un figlio. Non c’è stata mai invidia o competizione. Io la competitività l’ho vissuta poche volte, sono per il “lascia vivere”, con tutti i personaggi con cui ho fatto coppia non ho mai avuto screzi, figuriamoci con Paolo”.
Poi ha parlato dell’ultima volta che l’ha visto:
“L’ho omaggiato a Luino, due anni fa, consegnandogli il “Premio Piero Chiara”. Mi sono molto commosso, ma poi, ritrovandoci insieme, abbiamo cominciato a ridere. A lui di ricevere il riconoscimento non importava nulla, gli interessava invece fare il suo show, e l’ha fatto“.
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