Umberto Tozzi tempo fa ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera dove ha raccontato alcuni aneddoti della sua carriera tra cui Si Può Dare di Più. Ecco un estratto:
Del Sanremo vinto nell’87 con Gianni Morandi, Enrico Ruggeri e «Si può dare di più» che ricorda?
«Che fu splendido perché c’era un rapporto strettissimo: eravamo insieme nella Nazionale cantanti. Mogol e poi Morandi facevano giocare solo quelli che vendevano di più anche se a pallone erano schiappe, ma io sono stato capocannoniere per 12 anni».
Neanche allora i critici le diedero tregua: amavano di più i cantautori impegnati.
«Non sopportavano che vendessi milioni di copie. Ci provavo a spiegare che non erano solo canzonette per un’estate al mare, poi, la verità l’ha dimostrata il tempo».
Come nasce una canzone?
«Tutto il talento sta nel buttare giù tre accordi forti. Dopo, è matematica, la conseguenza logica di tre che accordi devono quadrare. In matematica sono scarso, ma sulla musica ho un istinto naturale, scrivo una canzone in massimo tre ore. Poi, dopo, la miglioro, ma non sono uno che passa mesi in studio. Sono anche pigro. Anni fa, dovevo scrivere con Mogol. Mi disse: però io non lavoro più di due ore al giorno. E io: io pure meno!».
Se lavora così poco, cosa fa tutto il giorno?
«Prima, giocavo a calcio, poi a tennis, poi ho avuto problemi al ginocchio e ora nuoto. Faccio la spesa, cucino, mi piace, ho tre nipoti. Nel mio studio, vado solo se ho un’idea, magari non ci entro per un mese».
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