Vacanze Romane
Kurt Cobain venne a Roma il 2 marzo del 1994, dopo un concerto al Terminal 1 dell’aeroporto Flughafen di Monaco di Baviera, annullando la seconda data prevista nella città tedesca per il giorno successivo perché affetto da bronchite e a una forte faringite: a Roma il frontman dei Nirvana incontrò la moglie Coutney Love e la figlia Frances Bean. In un’intervista del 1994 per Rolling Stones, Courtney Love raccontò che Kurt si rivolse a lei in quel momento difficile: «Odiava ogni cosa – raccontò l’allora leader delle Hole – Non faceva altro che odiare tutto e tutti. Mi telefonò dalla Spagna piangendo. Io me n’ero andata ormai da 40 giorni e per la prima volta mi stavo occupando dei fatti miei con la mia band». Quello di Kurt era un grido d’aiuto: quando si trovava a Roma, Kurt si stava riprendendo da un terribile mal di gola che gli aveva fatto andare via la voce, altro motivo per colpa del quale i Nirvana furono costretti a cancellare alcune date. Fu proprio nella capitale che alla fine Courtney Love raggiunse il marito. Durante il suo soggiorno nella Capitale, Cobain – alloggiato presso l’hotel Excelsior di via Vittorio Veneto – si intrattenne con i fan, come testimoniano le foto raccolte di chi c’era accompagnandolo in quello che sarebbe stato il suo ultimo soggiorno fuori dagli Stati Uniti.
Nella mattina del 4 marzo Cobain fu ricoverato per overdose dopo aver ingerito diverse compresse di Rohypnol, un potente ansiolitico, assunto in combinazione con alcol – champagne, nello specifico. Fu trasportato d’urgenza al Policlinico Umberto I. Dopo cinque giorni di ricovero presso il Rome American Hospital, il cantante, autore e chitarrista fece ritorno negli Stati Uniti, annullando il resto della tournée europea. Poco meno di un mese dopo, l’8 aprile 1994, il cadavere di Cobain fu ritrovato dall’elettricista Gary Smith – chiamato per installare un sistema d’allarme – presso la casa che il leader dei Nirvana occupava con la famiglia a Seattle.
Il segnale d’allarme
In questi quasi 30 anni si è parlato tanto di questo episodio: c’è chi sostiene che quanto accadde non fu che un’overdose accidentale e chi pensa, invece, che quello fu un tentativo di suicidio. A sostenere questa seconda ipotesi è la stessa Courtney Love: «Quello fu un vero impulso suicida – ha detto – considerando che ha inghiottito pillole su pillole». La cantante ha raccontato inoltre che Kurt lasciò anche un biglietto con su scritto: «Il Dottor Baker dice che dovrei scegliere tra la vita e la morte. Io scelgo la morte».
In realtà, inizialmente quanto accadde a Roma non fu visto come un tentato suicidio. Si iniziò a valutare questa ipotesi solo dopo che Kurt si ammazzò davvero, circa un mese dopo quella overdose, il 5 aprile. Il medico che curò il cantante quella sera a Roma, tra l’altro, confutò la tesi di Courtney Love: «In queste circostanze spesso di parla di tentato suicidio – affermò il dottore, come riportato nel libro Love and Death: The Murder of Kurt Cobain – ma secondo in quel caso non fu così». Anche il manager dell’artista sostenne che quella sera il suo assistito non aveva l’intenzione di uccidersi, anche se ammise che poi fu effettivamente trovato quel biglietto scritto da lui.
Forse a Roma Kurt non tentò davvero il suicidio, ma probabilmente era qualcosa su cui stava meditando.
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