Roberto Vecchioni compie oggi 80 anni. Il cantautore si è raccontato in un’intervista al Corriere della Sera, dove si è aperto in una lunga riflessione sulla sua vita, la musica, l’amore, la malattia, la morte del figlio Arrigo, avvenuta a 36 anni lo scorso aprile.
“Arrivare a 80 anni è una fatica, ma si è come prima. Quando la mentre e il cuore sono come quando hai 30 anni, il resto cambia poco”, spiega. “Il giovane ha naturalmente paura della morte. Forse i giovani di oggi no, perché vanno in giro a fare quelle cose orribili, proprio perché hanno perduto le parole”.
La morte del figlio Arrigo
La notizia è arrivata lo scorso aprile, con un breve comunicato via social da parte della famiglia che chiedeva rispetto per il momento di dolore. Arrigo aveva appena 36 anni ed era il secondo dei quattro figli del cantautore, il primo avuto dalla seconda moglie Daria Colombo.
“Lo sento dentro fortissimo, mio figlio, lo sento intensamente, Arrigo, me lo rivedo dentro continuamente”, racconta al Corriere. Lui era bipolare, ho una metafora: un giorno, tornando dall’ospedale vicino Piacenza dove lui andava a fare terapia, abbiamo preso la Statale per andare a Desenzano ed era piena di autovelox. Gli ho detto “Facciamo una cosa: tu guida, passa, ogni volta che c’è un autovelox te lo dico e tu rallenti”. Abbiamo fatto questa strada di corsa e sembrava la vita, proprio. Corsa, corsa corsa e ad ogni autovelox lo fermavo. Quando siamo arrivati lui mi ha abbracciato e mi ha detto: “Li abbiamo fottuti tutti, papà”. E invece un autovelox ci aveva beccati. Ho tentato di dire: “Non è colpa sua, ma mia, guidavo io”. “Eh no…” hanno risposto. “… abbiamo visto, prendiamo lui”». Questa è la morte di mio figlio: gli autovelox della vita».
“È stata una cesura tra una vita e l’altra, lo è stato ancora di più per mia moglie. Non l’ho presa come un’ingiustizia. Forse dalla felicità non si impara un ca**o. Si impara solo soffrendo, sperando di tornare alla felicità. È stato il crollo del mondo, dell’universo, ma non di certezze e ideali”.
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