Al Bano è stato intervistato da Il Giorno dove ha raccontato alcuni aneddoti sulla sua vita privata. Ecco un estratto:

Un aspetto della sua vita su cui mettere l’accento davanti al pubblico di Bormio?

«Il giorno in cui io e Romina ci sposammo sui giornali si scatenò il toto-matrimonio: durerà una settimana, no, durerà un mese, un anno al massimo. Beh, è durato trent’anni. Ed è stato amore vero, nella gioia e nel dolore, come ci eravamo promessi davanti a Dio».

Giusto che una persona pubblica racconti tutto di sé. Ma lei come fa a lasciarsi riaprire ad ogni intervista ferite profonde come la scomparsa di sua figlia Ylenia o la separazione da Romina?

«Penso di capire la natura umana un po’più di prima e mi rendo conto che, forse, dietro certe domande non c’è poi tutta la cattiveria che ci ho visto per tanti anni. Mi rendo conto che per tanti italiani sono uno di famiglia e, quindi, rispondo come risponderei a dei familiari».

Nel 1960 arrivò a Milano con la valigia di cartone.

«Già, un emigrante che non doveva attraversare il mediterraneo ma come quelli di oggi si avventurava verso realtà, lingua e atteggiamenti sconosciuti. Come attraversare un Mediterraneo solido. C’è voluta una grande tempra per resistere qui al Grande Nord, ma alla fine ce l’ho fatta».

fonte IL GIORNO