Lino Banfi è stato intervistato da Sorrisi e Tv dove ha ricordato alcuni aneddoti sulla sua carriera. Ecco un estratto:
Dai film scollacciati a “Domenica in”. Come c’è riuscito?
«Ho capito che dovevo limare il linguaggio, perché io non avevo un mo- dello. Prima di me dalla Puglia non era arrivato nessuno, non era come per i napoletani o i siciliani. Ho dovuto crearmi il terreno, zapparmelo, ho dovuto inventare la pugliesità televisiva. Diventare “uno che non si perde nei congiuntivi e nei condizionali” per dirla con le parole dell’ex direttore di Raiuno Carlo Fuscagni. Non è facile fare 40 puntate di “Domenica in” e prendersi il pubblico della domenica e poi “Stasera Lino” con Heather Parisi e avere dieci milioni di spettatori».
Il giusto mix di comicità e dram- maticità, però, arriva con Nonno Libero in “Un medico in famiglia”…
«Un successo incredibile. E sta risuccedendo! Lo ha preso Netflix e ora tutti mi fermano di nuovo per strada: “Quando lo rifate?”. Questo nonno mi porterà ancora tante cose».
Come sono nati questi personag- gi? Auricchio, in “Fracchia la belva umana”, per esempio.
«Protagonista del film doveva esse- re Fracchia (Paolo Villaggio) e la mia doveva essere solo una partecipazione con questo commissario che non sapevamo come chiamare. Mi dissero: “Con la faccia da provolone che tieni, ti devi chiamare Auricchio”. Poi, nel corso del film, è diventato il co-protagonista, mi sono inventato un sacco di gag».
fonte SORRISI
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