«Mi sento più vivo in un teatro che in qualunque altro posto, ma quello che faccio in teatro l’ho preso dalla strada.»
Al Pacino spegne oggi 81 candeline.
Icona vivente del cinema internazionale, in più di cinquant’anni dedicati alla recitazione, l’attore ha dato vita a personaggi memorabili, protagonisti di film che hanno fatto la storia settima arte, dalla trilogia de “Il Padrino” a “Scarface”, da “Un pomeriggio di un giorno da cani” a “Ogni maledetta domenica” e tanti altri.
L’infanzia difficile
Nato ad East Harlem, Manhattan, Alfredo James Pacino discende da una famiglia di italo-americani: suo padre, Salvatore Pacino, era un agente assicurativo e ristoratore italo-americano, figlio di immigrati siciliani originari di San Fratello (nella città metropolitana di Messina), mentre sua madre, Rose Gerardi, una casalinga italo-americana, figlia di immigrati siciliani originari di Corleone (nella città metropolitana di Palermo).
Il padre abbandonò la famiglia quando Al era ancora neonato, lasciandolo con la madre e i nonni nel South Bronx, in condizioni di vita molto difficili. Da adolescente, dopo aver lasciato la scuola, Al comincia ad essere attratto dalla recitazione: i primi tempi sono molto duri, e tra innumerevoli sforzi comincia a lavorare in commedie nei seminterrati dei sotterranei teatrali di New York. Negli anni Sessanta ebbe una svolta quando riuscì ad entrare alla prestigiosa Actors Studio dove si formò.
L’incontro con Coppola e l’ascesa con Il Padrino
Sui palcoscenici dei piccoli e sconosciuti teatri della Grande Mela fa l’incontro decisivo, quello con Francis Ford Coppola, che gli regalerà il ruolo chiave della sua carriera, il boss Michael Corleone in “Il Padrino” (1972). Nonostante affermati attori – tra cui Jack Nicholson, Warren Beatty, Robert Redford – furono considerati per la parte, Coppola scelse il quasi sconosciuto Pacino, andando contro il parere dei produttori. Mai scelta fu più azzeccata: grazie a questa interpretazione, Pacino si guadagnò una nomination al Premio Oscar, mostrando a tutti un tipo di recitazione rivoluzionaria. Pensate che poi Pacino boicottò la cerimonia degli Oscar, offeso per essere nominato come attore non protagonista, affermando di avere più tempo sullo schermo del co-protagonista e vincitore dell’Oscar Marlon Brando – il quale, anch’egli boicottò la cerimonia, ma per motivi diversi.
Inizia così la sua ascesa nell’Olimpo di Hollywood, segnata da interpretazioni che gli fruttano altre nomination agli Oscar, da quella di Serpico (1973) al Il Padrino – Parte II (1974) fino a Un pomeriggio di un giorno da cani (1975).
Nel 1983 dà il volto ad un altro personaggio che rimarrà impresso nell’immaginario collettivo: Tony Montana nel film remake Scarface di Brian De Palma. Nel 1990 torna ad interpretare per l’ultima volta Michael Corleone ne Il padrino – Parte III, ma il film ottenne minor successo rispetto ai precedenti due.
Il primo ed unico Oscar
Nel 1992 interpreta il tenente colonnello Frank Slade in Scent of a Woman – Profumo di donna, remake di Profumo di donna diretto da Dino Risi, dove la parte di Pacino era interpretata da Vittorio Gassman. Grazie a questo film Al Pacino ricevette il suo primo Oscar (e ad oggi, anche l’unico) come miglior attore protagonista.
Nel 1993 interpretò l’ex narcotrafficante Carlito Brigante in Carlito’s Way. Nel 1994, gli viene assegnato il Leone d’oro alla carriera, alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. L’anno dopo, lavora con lo storico amico/rivale Robert De Niro in Heat – La sfida (1995) di Michael Mann.
Verso la fine degli anni novanta, Pacino è protagonista di ruoli più o meno secondari, rimasti comunque molto impressi: tra questi quelli del gangster Benjamin “Lefty” Ruggiero in Donnie Brasco (1997), Satana in “L’avvocato del diavolo” e l’allenatore Tony D’Amato in “Ogni maledetta domenica”.
Tutti i ruoli rifiutati
Dopo il successo del Padrino, una sfilza infinita di offerte cominciò a piombare su Al Pacino. Tra i tanti ruoli che l’attore rifiutò ce ne sono anche alcuni degni di nota: Ian Solo di Guerre Stellari (che Pacino rifiutò perché non aveva capito lo script di George Lucas), poi Travis Bickle di Taxi Driver, Incontri ravvicinati del terzo tipo, Apocalypse Now, il protagonista di Kramer contro Kramer grazie a cui Dustin Hoffman vinse il suo primo Oscar, ma anche il miliardario di Pretty Woman e John McClane di Die Hard, che lanciò la stella action di Bruce Willis. Il rifiuto di cui si è pentito maggiormente però è stato quello rivolto a Bryan Singer per I soliti sospetti, cui ha dovuto rinunciare perché stava girando Heat – La sfida.
La prima collaborazione con Scorsese e Tarantino
Nel 2019 Al Pacino mette a segno due importanti collaborazioni, con due registi con i quali non aveva mai lavorato: Scorsese e Tarantino. Il suo Jimmy Hoffa The Irishman gli frutta l’ennesima candidatura per il miglior attore non protagonista, dove sono presenti anche Robert De Niro e Joe Pesci. Con Tarantino, lavora invece in C’era una volta a… Hollywood, seppur in un ruolo secondario.
Nel 2020, invece, è stato uno dei protagonisti della serie televisiva Hunters, prodotta da Amazon e distribuita su Prime Video.
Attualmente è impegnato nelle riprese del film di Ridley Scott House of Gucci, dove interpreta Aldo Gucci, papà di Maurizio.
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