Nel corso delle celebrazioni del 50 anni del Padrino, festeggiati a cavallo tra febbraio a marzo, Al Pacino, grande protagonista della trilogia nel ruolo di Michael Corleone, si è raccontato in un’interessante intervista al New York Times in cui ha rivelato le gioie e i dolori che gli ha provocato quella parte.
Coppola aveva deciso fin dall’inizio, dopo averlo visto a Broadway, che sarebbe stato lui il principe ereditario della famiglia di mafia guidata da Don Vito Corleone (Marlon Brando) e si batté fino all’ultimo con la Paramount che non ne voleva sapere. Pacino aveva all’epoca recitato in teatro, ma in un film soltanto: “È difficile spiegare nel mondo di oggi chi ero allora e l’effetto fulmine che fu per me. Fu come se all’improvviso venisse sollevato un velo e io fossi finito sotto gli occhi di tutti. Ovviamente c’erano altri nel film, ma ‘Il Padrino’ mi diede una nuova identità con cui fu difficile fare i conti”.
Al Pacino fu candidato agli Oscar come migliore attore non protagonista, ma quella volta non andò alla cerimonia: “In quella fase della vita ero abbastanza ribelle. Altri facevano cosi’. Non credo che De Niro sia andato, o George C. Scott, o Marlon, che addirittura diede indietro la sua statuetta. Si ribellavano a Hollywood”. Nel caso di Pacino fu anche disagio: “Avevo paura di andare. Ero giovane, anche più giovane della mia età. Poi c’entravano le droghe, penso che abbiano avuto molto a che fare con la situazione.”
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