In copertina su “Vanity Fair”, Alessandra Mastronardi si racconta, partendo da quel provino per “I Cesaroni”, fatto nello stesso giorno in cui avrebbe potuto entrare al Centro Sperimentale di Cinematografia:
“Quando feci il provino per i Cesaroni ho dovuto scegliere: era lo stesso giorno di quello al Centro Sperimentale di Cinematografia. E probabilmente la mia carriera avrebbe preso un’altra piega, più legata al cinema e meno nazional popolare. È stato uno sliding door che ha avuto un impatto enorme nella mia vita, perché mi sono sempre chiesta ‘come sarebbe stato se’, anche se non mi sono pentita di niente”.
Una carriera quello nello spettacolo iniziata parallelamente ad un corso di laurea in psicologia:
“Prima mi sono iscritta a Psicologia, sulle orme di mio padre: pensavo fosse più facile, invece era complesso. Poi ho iniziato a girare la serie e gli orari dello studio erano impossibili, prendevo la macchina comprata a rate e andavo sul set, mi svegliavo alle cinque del mattino e tornavo alle sette di sera”.
Il padre, infatti, aveva provato anche lui a fare l’attore:
“Mio padre non voleva assolutamente che facessi una carriera artistica. Anche lui da ragazzo aveva sognato di fare l’attore, ma poi ha preso due lauree, scritto libri, fatto lo psicanalista… Il patto con i miei era che io studiassi. Insomma: la ricreazione non la facevo in cortile, restavo in classe. Non è stato il periodo più bello della mia vita, ma alla fine ne sono uscita con meno complessi di quelli che avrei potuto avere”.
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