Alessandro Benvenuti oggi ha 73 anni e continua a lavorare al cinema e in teatro. A “La Repubblica” si racconta e ricorda soprattutto quella che è stata la fase più luminosa e dirompente della sua carriera, il sodalizio con Francesco Nuti ai tempi de I Giancattivi, insieme ad Athina Cenci. Nonostante tutto, continua a divertirsi col suo lavoro, ma ha smesso col cinema e con la regia. Vi riportiamo qualche passaggio importante:
“La battaglia col pubblico ti prosciuga, è più una trincea che una nuvola. Ma poi sul palcoscenico arriva lo stato di grazia ed entri in una dimensione spirituale: il teatro è un canto mistico, un rito laico sacro. Ed è terapeutico: alla fine sto meglio, anche fisicamente, nonostante la fatica. Ricordo che una volta in tournée avevo 39-40 di febbre: passai sei giorni a letto leggendo tutto John Fante. La sera andavo in scena e stavo benissimo, effetto Tachipirina. Poi mi tornava la febbre e mi rimettevo a letto. Riguardo la satira di oggi: i politici sono così ridicoli che trovo tempo perso anche il riderne sopra. Sono bravissimi i comici che lo fanno, per carità. Io non ne sarei capace, è un mio limite. Anche ai tempi dei Giancattivi noi non facevamo satira politica, era più una comicità surreale. Oggi mi interessa più la filosofia della satira, perché mi dà più spunti per rendere il linguaggio più moderno. Bisogna appozzare nell’antico per trovare la modernità: i moderni resistono secoli, gli attuali no”.
Per quanto riguarda i Giancattivi invece ha detto:
“Athina Cenci era una funzionaria dell’Arci regionale e grazie a lei portammo per la prima volta la satira e il cabaret al popolo rosso delle feste de l’Unità, là dove prima c’era solo Brecht o il gioco del porcellino e del tappo. La satira non esisteva in Italia, non è vero che è nata a sinistra. C’era solo Dario Fo. Noi tre da operatori culturali abbiamo fatto un lavoro politico e sperimentale. Profondo dispiacere per la condizione di Nuti. Athina qualche volta l’ho sentita, invece sono anni che non ho più contatti con Francesco. E’ una storia che si è compiuta con grande dolore. Con Francesco sognavamo di fare Aspettando Godot al cinema insieme e resterà un sogno. Ma le cose non accadono per caso. Il modo di vivere modella il tuo dolore e il tuo pensiero. Mi rimane l’affetto per quel pezzo di strada fatto assieme. Valori e ricordi antichi, pesanti, buoni e negativi. Sono quel che sono grazie a loro. Athina e Francesco sono state le persone più importanti nella mia carriera. Mi hanno consentito di mettermi alla prova come autore e regista, di studiare e di mettere in pratica. Athina è stata la mia prima musa, era l’uomo del trio. Francesco era senza briglie. Insieme eravamo impossibili.”
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