Nella lunga intervista rilasciata al Corriere per i quarant’anni dall’album «Cuore», Antonello Venditti ha parlato delle sue storiche canzoni, le amicizie e di un brutto periodo della sua vita, intorno agli anni ’70, quando pensò più volte di morire.
«”Notte prima degli esami” è una canzone in cui ci siamo dentro tutti: mamme, papà, nonne, fratelli, Dante, Ariosto… c’è l’Italia. E alla fine, quando “si accendono le luci qui sul palco”, ci sono anche i nuovi amici per cui canto.
Canto da più di 50 anni e nelle canzoni ci sono io. Sono la mia autobiografia. L’arte deve andare di pari passo con il tempo che vive».
Chi è l’amico di «Ci vorrebbe un amico»?
«Lucio Dalla. Lucio mi salvò la vita, al tempo della mia separazione. Fu lui a capire che mi dovevo allontanare da Roma, e così per due anni vissi al castello di Carimate, in Brianza, dove venivano i più grandi artisti italiani a incidere i loro dischi. Pino Daniele, i Pooh, Fabrizio De André. Con Fabrizio passavamo notti a parlare, ad approfondire le nostre vite. Fu allora che diventammo davvero amici. Ma poi loro il venerdì partivano; io restavo solo. Sull’orlo del baratro. Entravo in un posto e dovevo uscire. Tutto mi faceva paura».
«Avevo paura di me stesso. Della mia fragilità. E anche di salire sul palco. Paura di non essere amato. Più volte pensai di farla finita. Magari schiantandomi in macchina. Poi temevo di far del male agli altri. Avrei potuto centrare un albero. Ma guidavo troppo bene…».
«Dopo due anni Lucio capì che per me era il momento di tornare a Roma: la città dove c’erano Simona e mio figlio. Un’angoscia tremenda. Mi trovò casa, a Trastevere. E mi convinse a riprendere i concerti».
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