Notte prima degli esami

La canzone ripercorre le vicende di una notte d’estate. I “quattro ragazzi” che vengono citati all’inizio del brano (lo stesso Venditti insieme a Giorgio Lo Cascio, Francesco De Gregori ed Ernesto Bassignano che all’epoca cantavano al Folkstudio) probabilmente hanno terminato una loro esibizione ed escono dal locale portandosi via gli strumenti . “La vita non li spezza” – sintagma in cui si capisce chiaramente che tutti loro inseguono un sogno – è indirettamente una citazione colta: i pini di Roma, che “non si spezzano”, sono quelli dell’opera di Respighi. Parlano di banalità, del fatto che le segretarie ‘arrampicatrici’ si fanno sposare dagli avvocati, e di qualcosa di più serio (le ‘bombe delle sei’, in riferimento agli scoppi di esplosivo del 1969, all’altare della patria).

La scena si sposta poi su un ragazzo e una ragazza, che si incontrano la notte prima della maturità. Non si vedono da una settimana, lei ha ‘sfidato’ suo padre e suo fratello (di cui racconta al suo ragazzo che, nella confusione e nell’emozione delle due situazioni, gli sembrano Dante e Ariosto) per incontrarlo. Mentre lei vive l’emozione della sua iniziazione sessuale (non fermare ti prego | le mie mani | sulle tue cosce tese | chiuse come le chiese | quando ti vuoi confessare) Roma vive la sua vita notturna: suoni di sirene, ambulanze e polizia, e probabilmente qualcuno ha perso la vita (forse qualcuno te lo sei portato via), le mamme e i papà si svegliano per i neonati “col biberon in mano”, le nonne insonni vegliano alle finestre, gli attori giovani si svegliano presto per fare la fila a Cinecittà per i provini.

Il ragazzo, infine, è tornato a casa: ora si è accorto che il giorno dopo ci sono gli esami, piange e prega, mentre gli aerei volano “tra New York e Mosca”, e non riesce a non pensare a Claudia, la sua ragazza. Altro cambio di situazione, il Venditti ormai adulto e cantautore di successo, guarda le luci accendersi sul palco, sul finire del brano.

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L’intervista

Suona come una confessione, quella di Antonello Venditti sul suicidio che sfiorò la sua mente in un momento difficile dell’esistenza. Il cantautore qualche tempo fa andò dagli studenti del suo ex liceo classico, il Giulio Cesare, nell’ultimo giorno di scuola. Attraverso il Messaggero poche ore dopo la sua visita a sorpresa nella scuola, rilasciò un’intervista. Un’occasione, quella in cui ha varcato nuovamente l’ingresso del suo vecchio liceo, che ha scatenato in lui una serie di ricordi.

Cosa ha percepito nei ragazzi?
«Entusiasmo, ma anche timidezza. Gli manca la sfrontatezza che caratterizzava la mia generazione».

Lei com’era, alla loro età?
«In fondo non così diverso. Ai tempi del liceo, dove tutto cominciò, tra le pene politiche, quelle amorose e il bullismo che subivo, ero introverso. Potevo soccombere. Mi salvò un pianoforte. E non solo all’epoca. Notte prima degli esami, nell’83, la scrissi al piano in una fase molto delicata».

Cioè?
«Volevo farla finita dopo la separazione con Simona Izzo. Fu Lucio Dalla a salvarmi, quando tornai da Milano, dove mi ero trasferito. Mi trovò casa a Trastevere, vicino a lui. Lì scrissi tre canzoni importanti: Ci vorrebbe un amico, che dedicai a Lucio, e Notte prima degli esami».

La terza?
«Grazie Roma: fu un ritorno a casa. Il concerto al Circo Massimo dell’83 fu una benedizione. Mi sentii parte di questa città».

Da allora tanto è cambiato intorno a lei. I pini di Roma (La vita non li spezza, cantava), oggi vengono giù con grande facilità. Cosa ne pensa della crisi della città?
«Roma ha sempre avuto problemi. È un microstato e dovrebbe essere amministrato come tale».

Quell’allusione nel testo alla Guerra fredda (Gli aerei volano alto tra New York e Mosca) quanto è attuale, invece?
«Tristemente attuale, direi. È una canzone capace di tornare ciclicamente a parlare del presente».