Antonello Venditti è stato ospite a Domenica In per raccontarsi in esclusiva da Mara Venier e presentare il libro in cui racconta la storia della sua vita. Dal bullismo vissuto da ragazzo, al rapporto con i genitori, alle canzoni che hanno segnato la musica italiana, alle amicizie con De Gregori e Dalla, Venditti si è raccontato a 360 gradi. Ha anche spiegato all’amica Venier il senso dei suoi iconici occhiali.
Era il 1974 quando incontrai una ragazza a Falconara che fumava il sigaro e portava questi Rayban. Mi colpì perché fumava il sigaro e mi piacevano i suoi occhiali. Mi spiegò che li usavano i bombardieri americani in Vietnam perché nel cerchietto al centro avevano lo spazio per poggiare la sigaretta. Quindi puntavano le armi e fumavano. Io li ho cominciati a mettere come simbolo del mio pacifismo. Non li ho mai tolti.
Venditti ha anche parlato dei suoi problemi di obesità, che lo portarono a pesare 90 chili. Un aspetto che lo ha segnato profondamente e che ha saputo trasformare in arte e autoironia.
Ero molto grasso, mi sembra che la vita di Tiziano Ferro sia simile alla mia. Ala fine tutti gli artisti provengono da un profondo dolore, come se provassero del disagio per il quale si debbano scusare
Da ragazzino ero grasso come un maiale, pesavo 94 chili, mi chiamavano “cicciabomba”. Mia madre considerava le mie canzoni poco meno che spazzatura, e a mio padre Vincenzo, convinta di non essere ascoltata, diceva di me: “Il ragazzo è cretino”. Era talmente poca la stima che avevo di me che mi attaccavo all’unico vizio che mi era concesso: il cibo. Mangiavo tutto il giorno. Visto che nessuno mi fermava, lo feci io. Arrivato a 94 chili, ma forse anche a 98, dissi basta: “Ma non vedete che sono un baule?».
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