Il film
Arancia Meccanica é considerato uno dei capolavori della storia del cinema oltre ad essere una continua fonte di citazioni letterarie e iconografiche. L’atmosfera onirica e visionaria pensata da Kubrick viene ricreata per mezzo di un’estetica ricercata la quale, unita alla colonna sonora composta da opere di artisti del calibro di Rossini e Beethoven, provoca nello spettatore reazioni contrastanti. Il cineasta ha sempre pensato a Malcolm McDowell come interprete ideale per il suo Alex. Vedeva in lui quell’espressione strafottente sulle labbra, increspate in una smorfia beffarda, silenziosa promessa di una violenza inaudita.
La trama
Ambientato in una futuristica metropoli londinese, è la storia di Alex DeLarge (Malcolm McDowell) e della sua banda criminale di fedeli drughi: un gruppo di giovani violenti e senza scrupoli che girano per la città compiendo furti, stupri e violenze di ogni genere. Vestiti di bianco, con una bombetta nera, anfibi e bastone, i membri della gang di Alex si ritrovano spesso al Korova Milk Bar, un locale dove si può bere del lattepiù, drink a base di latte con mescalina e sostanze stupefacenti. Dopo una notte finita male, il protagonista verrà arrestato ma su di lui il governo proverà ad applicare un innovativo programma di rieducazione… “LEGGI ANCHE: Arancia Meccanica e “Cantando sotto la Pioggia” nella scena dello stupro: quando Gene Kelly si disgustò“
Il commento dell’attore protagonista
Racconta così il grande Malcom McDowell, attore protagonista del film: “Avevo 27 anni quando mi ritrovai sul set di’Arancia meccanica. Oggi, nel 2021, Alex (il personaggio) sarebbe un vecchietto anche lui: Il bastone che allora usava per picchiare ora lo usa per camminare. È sempre stato molto intelligente, ha senz’altro trovato il modo di sopravvivere, sa approfittare delle situazioni, manipolare le persone. E poi, tutti hanno diritto a una seconda chance“. Continua a raccontare: “Per me è stato un’arma a doppio taglio: mi ha dato grande fama ma mi ha segnato. Mi venivano offerti sempre personaggi simili. Tuttavia sono stato fortunato, ho girato un centinaio di film, molte serie tv, e via via sono riuscito a allontanarmi da lui. Ho amato Kubrick. Un vero genio anche se, mentre lavoravo con lui, non me ne rendevo conto. Mi aveva chiesto di partecipare al processo creativo scrivendo delle mie battute e improvvisando. In lui c’era una vena di humour grottesco, per il resto sul set era molto misurato, non alzava mai la voce e trattava la troupe con rispetto. Ma lo infastidivano le regole sindacali, non capiva perché a un certo punto tutti se ne andassero a casa mentre lui sarebbe rimasto all’infinito. Richiedeva molto agli attori, era anche duro. Il film oggi non lo guardo più. Dovrò farlo in occasione della festa che si sta preparando». Conclude l’attore: “La scena della cura Ludovico mi ha causato una lesione delle retina. Lì per lì non sentivo niente perché mi facevano l’anestesia, ma quando l’effetto scompariva, il dolore era terribile. Sapevo che Stanley non lo faceva per sadismo ma far passare il suo punto di vista. Tutti abbiamo pagato il nostro prezzo, Kubrick e la sua famiglia sono stati minacciati. Ai tempi giravano per Londra degli hooligan vestiti come Alex e i suoi compagni. Era una situazione abbastanza paurosa».
Fonte: www.corriere.it
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