Paola Barale a poche ore dalla finalissima di Ballando, ha concesso una lunga intervista a Vanity Fair dove ha raccontato un’esperienza che, ora che i giochi sono fatti, definisce «molto positiva», ma anche infarcita da troppi drammi che hanno di fatto cancellato quella leggerezza che è sempre stato il marchio di fabbrica non solo del programma.
Alcuni spettatori pensavano che non si fosse davvero fatta male perché sembrava che fosse pronta per esibirsi alla semifinale.
«Il medico della Rai non mi ha dato l’ok per ballare ma mi ha detto che, se avessi firmato uno scarico di responsabilità, avrei potuto decidere da me. Ci ho provato fino all’ultimo, ma non c’era verso: la prassi vuole che prima ti prepari e poi capisci cosa fare. È dalla prima puntata che mi sono ripromessa di non portare nessun tipo di dramma ma solo un po’ di leggerezza, ed è per questo che non sarei andata lì a fare la scena madre».
Da spettatore posso dire di aver percepito tanta tensione da casa: e all’interno?
«Certo che sì. Quando sono stata eliminata mi è dispiaciuto perché, a volte, i giudici esagerano nel loro modo di affrontare la valutazione: si possono dire le cose in modi diversi. Capisco che Ballando sia un programma non solo di danza ma di intrattenimento, tant’è che i giudici sono giusti per quello che sono chiamati a fare. Il problema è che noi concorrenti ci facciamo un mazzo tanto: delle volte, per me, sono stati poco obiettivi, e questo fa un po’ girare le scatole visto il lavoro e l’impegno che ognuno ci mette. Nel mio caso, poi, non credo che mi abbiano reso la vita troppo facile».
Perché, secondo lei?
«Non saprei, forse mi sono chiusa io perché non trovavo un terreno fertile. Non sono competitiva e, soprattutto, non mi piace lo scontro. Se devo andare a farmi massacrare preferisco altro, ma non credo che sia solo un problema di Ballando: è la tv che sta prendendo questo andazzo. Lo spettacolo non deve per forza essere urlato, drammatico. In questo periodo della mia vita sento un gran bisogno di una concreta leggerezza, e laggiù non la sentivo».
FONTE VANITY FAIR
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