Bobby Solo, nome d’arte di Roberto Satti, si racconta in una lunga intervista al “Corriere della Sera”. Tante rivelazioni, tante curiosità, tra queste anche il motivo per cui si chiama “Bobby Solo”:
“Mio padre era del 1906 e amava solo la musica di Wagner, Beethoven, Verdi e Puccini e si vergognava di me. Lui diffidò la casa discografica di allora, la Ricordi, dicendo che io ero minorenne e che non avrebbero dovuto usare il cognome Saffi perché non voleva che all’Alitalia, dove lui lavorava come dirigente, venisse a sapere che io facevo il cantante. Cosi il direttore artistico ha trasformato Roberto in Bobby. La segretaria ha poi chiesto: ‘Bobby cosa?’ e la risposta fu: ‘Solo Bobby’. Lei che di nome faceva Stelvia, fraintese e così diventai Bobby Solo”.
Interessante anche l’aneddoto che racconta la nascita di una delle canzoni più conosciute del cantante, Una lacrima sul viso:
“Il padre di Mogol mi chiese se avevo una canzone nel cassetto. Ed io ce l’avevo. L’avevo composta in cucina su un tavolino di marmo mentre mia madre preparava il pranzo. Lui ne senti un pezzo e mi disse che il testo era banale ma la musica non era male. Ci avrebbe pensato il figlio a sistemarla. Incontro Mogol pochi giorni dopo quando dovevamo andare in sala di incisione. Non aveva avuto il tempo di scrivere la canzone ma la compose al volo dettandomi le parole. Una lacrima sul viso è nata in 20 minuti dentro ad una R4 color grigio topo”.
Canzone con la quale Bobby Solo andò a Sanremo:
“Avevo 19 anni ed ero spaventatissimo, non sono riuscito a cantare e sono stato salvato dal direttore artistico che mi ha fatto cantare in playback. Ma per questo sono stato squalificato e non ho partecipato alla gara. Nella notte, però, dopo la mia esibizione arrivarono alla casa discografica Ricordi 300mila ordini per il 45 giri di “Una lacrima sul viso”. E molti cambiarono idea su di me”.
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