Natale in India è un film del 2003 diretto da Neri Parenti. Nel cast troviamo Christian De Sica e Massimo Boldi e la pellicola è stato un successo al botteghino del Natale 2003; nonostante questo, però, non riuscì a incassare più del film concorrente dello stesso periodo, Il paradiso all’improvviso di Leonardo Pieraccioni. L’incasso totale è stato comunque di ben 19 189 341 €: si tratta del 5º maggior successo in quella stagione.

TRAMA

Roma, 9 luglio 1987. Il giudice Enrico Paci, un milanese animalista convinto e appassionato di buddhismo, incontra per caso in ascensore Fabio De Tassis, un rozzo ingegnere romano in una clinica per assistere alla nascita dei loro figli. Sedici anni dopo, i due figli si presentano di carattere opposto a quelli dei loro padri: Nelson, figlio di Fabio, è buddhista e contro la violenza sugli animali come Enrico, mentre Costantino, figlio del giudice Paci, è un ragazzo rozzo, volgare e indifferente alle regole proprio come Fabio. I due acrobati da circo Max e Bruno intanto uccidono involontariamente un domatore di tigri mentre quest’ultimo aveva messo la testa nelle fauci del felino. Degradati da Moira Orfei a spalare lo sterco degli animali, i due vengono a contatto con un rubino prezioso, che secondo i giornali sarebbe stato rubato dal domatore stesso ad un Maharaja in visita in Italia. I due si mettono quindi alla ricerca di un ricettatore per intascare i soldi sulla vendita del gioiello.

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DA DOVE NASCE LA PAROLA CINEPANETTONE? PARLA BOLDI

In due recenti interviste Massimo Boldi ha parlato di come fu coniato dalla critica la parola cinepanettone e a quanto pare fu proprio sul set di Natale in India. Ospite del podcast di Fedez l’attore disse:

Il termine è stato dato da un critico cinematografico ma ha un senso dispregiativo. E’ successo quando giravamo Natale in India. Poi è entrato nel gergo comune e io e Christian lo abbiamo anche tenuto.”

Invece nel 2021 ospiti ai Lunatici, l’attore entrò di più nello specifico:

“La critica in passato ci ha dato delle umiliazioni incredibili. Perché quando il pubblico corre al cinema e tu leggi che quello che fai non viene considerato un film, ci rimani male. Il termine ‘cinepanettone’ è un termine dispregiativo, almeno all’inizio. Poi è diventato di moda. Si soffre sempre quando uno fa un lavoro e lo criticano ci rimane male”.