Franco Lechner, questo il vero nome di Bombolo. Romanaccio che più romanaccio non si può, approda piuttosto tardi sul grande schermo: nato nel 1932 non si hanno tante notizie della sua vita precedente alla sua carriera di attore se non che lo scoprì Bruno Corbucci, che subito ne intuì le singolari doti espressive e il latente potenziale comico. Così da venditore ambulante di stoviglie diventò uno dei nostri volti simbolo del cinema anni 70-80.
La sua mimica facciale, la voce inconfondibile, l’uso del romanesco e un linguaggio abbastanza triviale lo hanno fatto diventare la spalla di attori come Pippo Franco o Enzo Cannavale, oltre che uno dei caratteristi favoriti da giovani e giovanissimi degli anni ’70 e ’80 del Novecento.
L’inizio della carriera
Furono le sue prime comparse nei film ad accrescere la sua popolarità; probabilmente non è diventato ricco, come dicono i suoi amici, ma le sue comparse più o meno rilevanti gli hanno dato notorietà anche sul grande schermo. Lanciato definitivamente con Squadra antifurto (1976), apparirà in ben quaranta film e anche in televisione. La notorietà di Bombolo è però legata a Tomas Milian, con cui ha interpretato ben nove film, rivestendo il personaggio di Venticello, maldestro ladruncolo e informatore della polizia, in particolar modo dell’ispettore Nico Giraldi, prodigo dispensatore di sonori sganassoni.
Il suo modo di fare
Nonostante divenne ben presto un idolo per tutti, amatissimo e ricercato, il suo spirito popolare non l0 abbandonò mai e quel suo voler rimanere legato alle sue origini non mancava mai occasione di rimarcarlo: quando registi o attori lo invitavano a pranzo, lui rispondeva sempre: “Io magno co’ quelli der popolo come me. E poi voi nun sapete magnà!”. Rimaneva a tavola con gli operai del set, mostrando da subito la sua più totale avversione per la roulotte messa a disposizione per gli attori principali e quindi simbolo della notorietà. Una delle cose che amava di più era cucinare durante le pause sul set, con il suo cappello da chef spariva in cucina per poi ricomparire con pentole piene di spaghetti al dente.
L’ultimo film
Il suo ultimo film lo girò con Nino D’Angelo. Era “Giuro che ti amo”, del 1986. Nel film si può vedere abbastanza chiaramente un Bombolo stanco, dimagrito. Questo perchè lo stesso anno rischiò di morire per una meningite acuta che lo portò a tre giorni di coma. La sua ultima apparizione in scena, sul palco del Salone Margherita con la compagnia del Bagaglino, è avvenuta l’8 maggio 1987. Quella sera fu aiutato a salire sul palcoscenico a causa della debolezza dovuta alla malattia oramai incombente.Il 21 agosto dello stesso anno Bombolo moriva, ad appena 56 anni, all’ospedale Forlanini di Roma stroncato da un tumore incurabile.
Il saluto di Tomas Milian
Durante i suoi funerali, il 24 agosto del 1987, a Santa Maria in Vallicella c’era anche Tomas Milian, nascosto dietro una colonna per non farsi riconoscere. Quando il feretro gli passò vicino, come avrebbe lui stesso raccontato, allungò la mano verso la bara per dare a Bombolo un ultimo affettuoso buffetto, lo schiaffo di addio a un amico che sulla scena ne aveva presi davvero tanti.
L’attore riposa nel Cimitero Flaminio, a Roma, e l’epitaffio sulla sua tomba riporta la scritta “Ciao Bombolo Core de Roma”. Di Bombolo non c’è nessun attore che non lo ricordi con affetto e amicizia. Anche perché sembra che non ci fosse grande differenza tra il Bombolo della vita e quello dello schermo. Si può chiamare in mille modi, Venticello, Er Trippa, Patacchiola, ma sempre Bombolo rimane.
Credo che solo Carlo Monni non aveva apprezzato la comicità di Bombolo, da egli considerata troppo greve. In un’intervista Monni stigmatizzava il fatto che Bombolo raccontasse molte barzellette volgari sui gay.