È uscito ieri in tutto il mondo “The Woman in Me”, l’atteso memoir di Britney Spears in cui la popstar si racconta senza nessuna censura. Già dalle prime pagine si intuisce che l’immagine della fidanzatina d’America era tutta una montatura:
“Volevo vivere dentro i miei sogni, dentro il mio fantastico universo fittizio e non pensare alla realtà. A tredici anni bevevo con mia madre e fumavo con le amiche. Persi la verginità con il migliore amico di mio fratello. Ero al primo anno delle superiori, e lui aveva diciassette anni”.
Ma è decisamente il capitolo dedicato all’aborto- in quel periodo stava con Justin Timberlake – quello più straziante:
“Presi le pillole. Di lì a poco, fui colta da crampi lancinanti. Andai in bagno e ci rimasi per ore, sdraiata sul pavimento a urlare e singhiozzare. Avevo bisogno di una qualche anestesia. Avevo bisogno di un dottore. Invece rimasi sdraiata lì, in preda al terrore chiedendomi se stessi per morire”.
Nel 2002 la fine della loro storia, resa ancor più dolorosa da come viene gestita dal punto di vista mediatico:
“I media iniziarono a descrivermi come la sgualdrina che aveva spezzato il cuore del ragazzo d’oro d’America, quando la verità era che, mentre io ero praticamente in coma in Louisiana, lui scorrazzava allegramente per tutta Hollywood”.
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